Un’uguaglianza fasulla che graverà ancora una volta sulle donne
L’iniziativa pretende di promuovere la parità imponendo un servizio obbligatorio per tutt*, ma ignora una realtà sociale fondamentale: le donne svolgono già la maggior parte del lavoro di cura, spesso non retribuito. Imporre loro un ulteriore servizio civico non elimina le disuguaglianze, le aggrava. Questo progetto non valorizza né il lavoro di cura né l’impegno già esistente. Li rende invece invisibili e li strumentalizza.
Rischio di dumping salariale e precarizzazione
Introducendo manodopera gratuita o a basso costo in settori come l’assistenza, l’educazione o il lavoro sociale, l’iniziativa minaccia direttamente questi posti di lavoro qualificati. Perché investire in salari adeguati e condizioni di lavoro dignitose, se lo Stato mette a disposizione forza lavoro a basso costo? Questo meccanismo accentua la carenza di personale, peggiora la qualità dei servizi pubblici e mette in pericolo le conquiste sociali.
Una grave violazione delle libertà fondamentali
Il “servizio civico” viola il divieto del lavoro forzato sancito dal diritto internazionale. Rappresenta un’ingerenza massiccia nella vita dei/delle* giovani, imponendo loro un percorso deciso dallo Stato. La solidarietà non può nascere dall’obbligo: si sviluppa attraverso l’impegno libero e consapevole e dalla decisione personale di contribuire alla società secondo le proprie convinzioni e capacità.
Un indebolimento del volontariato e dell’associazionismo
La Svizzera ha una ricca tradizione di volontariato e vita associativa. L’introduzione di un servizio definito secondo criteri burocratici rischia di marginalizzare forme di impegno non riconosciute dallo Stato, come l’attivismo per la protezione del clima o l’assistenza ai/alle* familiari malat*. L’impegno reale dei/delle* giovani viene così sminuito, mettendo in pericolo la diversità del volontariato.
Una visione autoritaria della società
Invece di rafforzare la coesione sociale, questa iniziativa impone una logica di controllo e di obbligo. Ci allontana da una società senza esercito e senza servizio obbligatorio, fondata sull’emancipazione e sulla solidarietà libera. La GISO Svizzera si batte per una società in cui l’impegno sia frutto di una scelta, non di un dovere.
Il 30 novembre votiamo NO al la regressione sociale. NO al Servizio civico !