Riconoscere e combattere il razzismo: nella società e nella sinistra

07.06.2023

Presa di posizione della GISO Svizzera approvata dell’assemblea annuale del 18 e 19 febbraio 2023 (Berna)


Il razzismo è un meccanismo profondamente radicato nella società svizzera, ed è allo stesso tempo oggetto di una negazione collettiva. Spesso il razzismo è chiaramente riconoscibile, come nel contesto delle campagne UDC, tipiche e ricorrenti dagli anni '90 [1]. Tuttavia, il razzismo non può essere attribuito solo all’UDC, ma si può trovare in varie forme nella società, anche all'interno delle strutture di sinistra. Va ricordato che sono stati i sindacati e la stessa socialdemocrazia ad alimentare per lungo tempo il discorso razzista sulla "inforestierimento"[54]. [2], [3] Ancora oggi, molte persone a sinistra evitano di fare i conti con questo passato e di partecipare in modo credibile alla lotta antirazzista [1], [4]. In molte aree della società, l’antirazzismo è appena agli inizi. Ancora oggi, la resistenza contro la supremazia bianca risulta essere svolta unicamente dalle persone colpite dal razzismo, mentre si affievolisce nella società a maggioranza bianca.

Negli ultimi anni, le lotte antirazziste hanno acquisito maggiore importanza anche in Svizzera, non da ultimo grazie al movimento Black Lives Matter (BLM), riaccesosi negli Stati Uniti. Tuttavia, come sempre, a questo si associa anche un contraccolpo reazionario. La resistenza antirazzista è diventata particolarmente visibile attraverso le manifestazioni dell'estate 2020, nell'ambito delle proteste mondiali dovute all'omicidio di George Floyd da parte della polizia nello Stato americano del Minnesota. L'ampia mobilitazione per le manifestazioni non è stata avviata dai gruppi di sinistra, ma soprattutto dalle persone di colore (PoC) colpite dal razzismo, che rappresentano una forza politica emergente in Svizzera. [5], [6]

È necessario sottolineare che non esiste un antirazzismo, così come non esiste un razzismo. Il presente documento ne terrà conto. Piuttosto, l'antirazzismo rappresenta la somma delle lotte, in parte separate, delle persone discriminate a causa di varie forme di razzializzazione. Le forme di razzismo (che non verranno elencate in modo esaustivo) comprendono la discriminazione basata sul colore della pelle, l'antisemitismo, l'antiziganismo e altre forme di discriminazione basate su stereotipi culturali o geografici. A causa dell'ampiezza tematica e della complessità di queste diverse lotte antirazziste, va notato che questo documento può fornire solo un quadro incompleto di queste lotte. Ciò è particolarmente vero nel caso dell'antisemitismo. In futuro, un documento/risoluzione a parte sarà dedicato al suo complesso background storico e alle sue conseguenze di vasta portata [7].

La creazione e la diffusione di strutture economiche capitalistiche non poteva che andare di pari passo con la legittimazione delle strutture razziste. Il razzismo è uno strumento necessario alla classe dominante, la borghesia, per dividere la classe operaia. È necessario opporsi in modo solidale e con tutte le forze, senza ignorare il fatto che esistono diversi razzismi e diverse lotte, che devono essere collegate e condotte insieme.

Non è una coincidenza che grazie al movimento BLM la resistenza al razzismo nei confronti delle persone di colore sia diventata un argomento di discussione tra il grande pubblico. Infatti, mentre in questo Paese la discriminazione sulla base della nazionalità è da tempo un argomento dibattuto e contestato[6][8], prevale ancora l'idea errata che la cosiddetta xenofobia non abbia nulla a che fare con il razzismo. È la conseguenza del tipico discorso elvetico, che travisa il ruolo della Svizzera nella storia coloniale europea e nell'epoca del nazionalsocialismo. Questa distorsione dei fatti storici fa sì che i dibattiti antirazzisti incontrino la resistenza della classe media e della sinistra [1], [9].

Questo documento intende fornire una base per un esame critico della questione del razzismo. Serve come strumento per una possibile linea d'azione dal punto di vista della GISO Svizzera e anche per un esame critico delle strutture interne alla sinistra. In particolare, verrà esaminato anche il ruolo della GISO, partito prevalentemente composto da persone bianche, e di altre forze di sinistra. Il presente documento illustra le possibili vie d'uscita da una società razzista e di passaggio a una società antirazzista.

Il razzismo come fondamento del capitalismo

Per analizzare la situazione attuale è necessaria una definizione concettuale. Il termine "razzismo" non è facile da definire. È importante rendersi conto che un razzismo non esiste, ma che esistono molteplici e diverse forme di razzismo. Questi possono essere disposti su uno spettro a causa delle circostanze storiche e delle diverse relazioni di potere [10, p. 52]. Tutte le forme di razzismo hanno una funzione oppressiva. Per definire l'oppressore e l'oppresso, vengono create differenze fittizie e giustificate pseudo-biologicamente e/o pseudo- culturalmente [11, p. 92].

Innanitutto, è opportuno ricordare che l'analisi dello sviluppo storico del razzismo e l'esame della storia che ne consegue sono fortemente eurocentrici e segnati dalla storiografia occidentale e bianca. La storia del razzismo è antica, anche se il termine esiste solo dal XX secolo come risposta alla diffusione delle "teorie razziali" pseudo-scientifiche [12]. In epoca moderna, l'origine del razzismo può essere fatta risalire alla cosiddetta "riconquista" della penisola iberica nel XIV-XV secolo da parte delle forze cristiane dominanti. Con la cosiddetta "limpieza de sangre" ("purezza del sangue"), le differenze pseudo-biologiche tra cristian*, musulman* ed ebre* sono state definite dalle persone cristiane al potere, il che ha portato alla sistematica oppressione e persecuzione di ebre* e musulman*. Tuttavia, le manifestazioni e le strutture razziste esistevano molto prima e sono riassunte con il termine "proto-razzismo".

In seguito, la colonizzazione europea prese rapidamente piede nel XV e XVI secolo. Spinte dall'avidità di profitto capitalistica, inizialmente la Spagna e il Portogallo, e in seguito molte altre potenze europee, stabilirono sistemi di governo oppressivi in altri continenti. Il genocidio e lo sfruttamento sono stati compiacentemente "legittimati" in termini razzisti. Inizialmente, questo è stato fatto con il pretesto del cristianesimo, "civilizzando" e facendo proselitismo nei continenti occupati. È così che le potenze si sono impossessate della ricchezza economica [14]. Questo processo di distinzione tra colonizzat* e colonizzatori/trici* ha manifestato un rapporto binario di "noi" contro "gli/le altr*" che è stato e continua a essere giustificato con altri argomenti razzisti [13]. È importante capire che il colonialismo e l'imperialismo sono stati essenziali per la diffusione e la sistematizzazione del modo di produzione capitalistico.

Il razzismo è una componente fondamentale per il funzionamento della produzione capitalistica e del suo sviluppo globale. Il capitalismo si basa sullo sfruttamento delle persone e dell'ambiente attraverso il saccheggio su scala globale. La borghesia, ha un grande interesse a far sì che i popoli oppressi non si vedano come un'unica classe. Il razzismo preesistente viene quindi usato anche come strumento di controllo, dando uno status "inferiore" a una parte della società e creando artificialmente ostilità per dividere la classe operaia e preservare l'egemonia borghese.

Anche la Svizzera faceva e fa parte degli intrecci transnazionali, imperialisti e coloniali. Guardando alle imprese capitalistiche internazionali, si può parlare di imperialismo bancario e borsistico svizzero. Durante e dopo la cosiddetta "decolonizzazione", le imprese svizzere hanno preso in carico le attività delle ex potenze coloniali o degli attori coinvolti. Ancora oggi, il commercio estero svizzero fa affari con regimi dittatoriali e corrotti. Nel XVIII e XIX secolo, numerose industrie svizzere parteciparono finanziariamente alla tratta transnazionale degli schiavi, cioè alla deportazione sistematica degli*/delle* abitanti del continente africano. Inoltre, alcune persone svizzere possedevano piantagioni e schiavizzavano persone in vari continenti [14], [16, p. 17].

Il razzismo sistemico era indispensabile per la creazione delle strutture capitalistiche a livello globale. I tentativi di giustificare il razzismo in modo pseudo-scientifico sono emersi direttamente da questo fenomeno. Soprattutto nell'Europa nel XIX/XX secolo, si è tentato di giustificare il razzismo con presunte differenze tra le persone a livello biologico. Oltre alle piante e agli animali, le persone venivano sistematicamente classificate e gerarchizzate in "razze", creando la pseudo-scienza del "razzismo scientifico", che veniva offerta come programma di studio anche nelle università svizzere. Nel XX secolo, questi concetti razzisti sono stati utilizzati dalle forze naziste in Germania, dal regime di apartheid in Sudafrica e dalle leggi Jim Crow negli Stati Uniti. Alla fine del XX secolo, il concetto di "razze umane" è stato chiaramente confutato scientificamente e messo fuori legge. Da allora, il termine "razza" non viene più utilizzato nel mondo di lingua tedesca per distinguere le persone. In francese e in inglese, invece, il termine race viene utilizzata per indicare un costrutto sociale della società [11].

Dopo questo ostracismo sociale e scientifico, la nuova destra ha trovato un altro modo per riconfezionare le vecchie idee nel cosiddetto "culturalismo" (anche detto neo-razzismo). Tra questi spicca il concetto del cosiddetto "etnopluralismo", che divide le persone in cosiddetti "gruppi etnici" e rifiuta la coesistenza di diverse "etnie" o "culture": nuovi termini, vecchie ideologie razziste [15, p. 37].

Il razzismo come strumento della borghesia svizzera

Il discorso razzista sulla migrazione

Oggi è necessario analizzare diverse sfere di influenza. La base centrale del discorso razzista e di divisione di classe in Svizzera è il neologismo "inforestierimento". Questo termine non è usato solo nel dibattito pubblico, ma anche nelle leggi e nei documenti ufficiali [16, p. 89ss]. L'ambiguità del termine lo ha reso uno strumento importante per attribuire una parvenza di oggettività al razzismo, nonostante il fatto che il termine fosse chiaramente associato a motivazioni razziste già agli esordi [9]. Nel contesto dell’"inforestierimento", si crea l'opposizione di un "noi" contro "loro", ovvero le presunte persone straniere. Le giustificazioni di questa scelta cambiano continuamente e fino ad oggi. Si va dalle opinioni pseudo-biologiche come base della politica razzista alle presunte "differenze culturali". Queste ultimi vengono utilizzate come argomento per giustificare l'impossibilità di assimilazione alla società maggioritaria svizzera. Tutte le varianti sono comunque razziste, anche quando si parla di "cultura" invece che di nozioni pseudo-biologiche di "razze". [1], [8] Il razzismo giustificato con l'aiuto delle "differenze culturali" risulta quindi assolutamente accettabile anche nelle classi medie [1], [3], [8].

L’espansione sociale del razzismo in Svizzera è decisamente promossa nei Paesi di lingua tedesca dall'uso e dall'ulteriore sviluppo del concetto di "Überfremdung". Tuttavia, questo da solo non può spiegare la soppressione del dibattito antirazzista dalla sfera pubblica. A ciò si aggiunge la già citata falsa narrazione del coinvolgimento della Svizzera in attività coloniali e neocoloniali. In inglese, il fenomeno viene talvolta definito "anti-racialism", una forma di presunto dissolvimento della razzializzazione e della discriminazione ad essa associata come risultato del revisionismo del proprio passato coloniale [1]. Qualcosa di simile si può dire dell'antisemitismo o dell'antiziganismo. Un esempio lampante è la rivalutazione, per lo più assente, della partecipazione svizzera ai crimini nazisti dopo la Seconda guerra mondiale. Gli atteggiamenti antisemiti e le idee fasciste erano diffusi ampiamente anche in Svizzera, e lo sono ancora oggi. Inoltre, la Svizzera collaborò attivamente con la Germania nazista: oltre ad accettare di contrassegnare i passaporti delle persone ebree tedesche con il "timbro ebreo", alle persone rifugiate ebree fu negato l'asilo. Le banche svizzere hanno accumulato opere d'arte saccheggiate e beni che la Germania nazista aveva sottratto ad ebre* uccis* [7]. Esponenti dell’industria svizzera hanno fornito baracche al campo di concentramento di Auschwitz [17], [18], e l'elenco potrebbe continuare a lungo. La soppressione dei fatti storici è sostenuta dalla narrazione dominante della neutralità svizzera, che aiuta lo Stato, in quanto autorità presumibilmente neutrale nella storia contemporanea internazionale, a scagionarsi dal coinvolgimento e quindi dalle responsabilità [1]. Anche se la borghesia svizzera ha fatto attivamente affari con gli Stati coloniali, i regimi fascisti, e lo fa ancora oggi, la versione ufficiale della Svizzera se la cava con una cancellazione degli avvenimenti del passato.

Dallo statuto di migranti stagionali al regime migratorio odierno

Per comprendere l'origine delle strutture razziste svizzere non si può prescindere da una visione d'insieme della storia recente della migrazione di manodopera, il cui sfondo è stato plasmato in modo decisivo dal modo di produzione capitalistico. Solo alla fine del XIX secolo l'importanza dell'immigrazione in Svizzera è aumentata. Prima di allora, il Paese era caratterizzato dall'emigrazione dovuta alla mancanza di prospettive economiche. Con l'industrializzazione, la domanda di lavoro è cresciuta [19]. Fino a dopo la Prima guerra mondiale, c'era di fatto libertà di insediamento per persone provenienti dall'estero. Dopo la fine della Prima guerra mondiale, l'immigrazione è stata praticamente bloccata del tutto con l'inasprimento del regime di frontiera. Quasi solo le persone lavoratrici regolamentate dallo statuto di lavoratore/trice stagionale, a partire dal 1931, sono stati autorizzat* a stabilirsi in Svizzera per un periodo di tempo limitato e unicamente al fine di lavorare. Il loro soggiorno è stato limitato a una "stagione" massima di nove mesi, senza diritto al ricongiungimento familiare. Questo ha permesso, soprattutto dopo la Seconda Guerra Mondiale, di stimolare la crescita economica, mentre allo stesso tempo è stata attuata una netta segregazione delle persone lavoratrici stagionali straniere, per lo più italiane, dal resto della popolazione. In questo contesto, è stata perseguita una politica xenofoba per combattere l’"inforestierimento" della Svizzera [20], [21]. Questa politica è un esempio di discriminazione multipla. La Svizzera avrebbe avuto un ampio margine di manovra, perché la domanda di manodopera avrebbe potuto essere soddisfatta espandendo il lavoro salariato delle persone FLINTA. Tuttavia, ciò avrebbe richiesto l'ammissione di una crescente uguaglianza economica per le persone di qualsiasi genere, in contraddizione con i modelli di genere borghesi prevalenti [16, p. 89ss]. Lo sfruttamento delle persone straniere rappresentava quindi una situazione vantaggiosa per la borghesia svizzera. La Svizzera è stata ed è tuttora un chiaro beneficiario dello sfruttamento delle persone migranti, mentre allo stesso tempo è stato istituito uno dei regimi migratori più severi d'Europa. Sebbene lo statuto delle persone lavoratrici stagionali sia stato abolito nel 2002 con l'introduzione della libera circolazione delle persone da parte dell'Unione Europea, la legge sulle persone straniere continua a essere caratterizzata dal bisogno di manodopera della borghesia. Allo stesso tempo, la Svizzera ha ancora una delle politiche migratorie più restrittive e discriminatorie d'Europa.

Dal punto di vista giuridico, il regime migratorio svizzero si basa sulla Legge federale sugli stranieri e la loro integrazione (LStrI) [22], sulla Legge sull'asilo (LAsi) [23] e sugli accordi internazionali (Schengen/Dublino) [24] e l'Accordo UE sulla libera circolazione delle persone [25]. Su queste basi, le istituzioni agiscono come ancelle di un'agenda razzista comune, che la politica adatta agli interessi (economici) della borghesia. Gli attori più importanti sono Frontex, la Segreteria di Stato per la Migrazione (SEM), le autorità giudiziarie e di polizia e le autorità cantonali per la migrazione e l'asilo.

L'interpretazione della base giuridica non è uniforme, soprattutto in considerazione dei diversi gradi di discriminazione multipla. Il trattamento delle persone migranti varia notevolmente a seconda della regione di provenienza. Le istituzioni del regime di asilo non fanno riferimento a criteri "oggettivi", ma piuttosto negano alle persone migranti un'udienza legale secondo schemi apparentemente arbitrari. Questa arbitrarietà nasconde sistematicamente una combinazione di stereotipi culturalmente razzisti. Questo include impronte orientaliste, anti-islamiche, antiziganiste, anti-nere, neo-razziste ed eurocentriche. Lo dimostra il trattamento riservato alle persone rifugiate della guerra in Ucraina: a migliaia di persone rifugiate provenienti da altre aree occupate e/o minacciate da genocidi e guerre di aggressione, così come a coloro che sono dimostrabilmente perseguitat* politicamente, viene negato lo status di rifugiat* riconosciuti (status F). Allo stesso tempo, nei primi mesi della guerra di aggressione russa, un'ondata di solidarietà ha investito la Svizzera per le persone rifugiate bianche provenienti dall'Ucraina, considerat* meno "divers*" nel discorso (culturalmente) razzista. Discorsivamente, innumerevoli espressioni mediatiche di solidarietà hanno rafforzato l'opposizione alle persone migranti non bianche.

Nella maggior parte delle decisioni negative in materia di asilo, la SEM cita la mancanza di credibilità delle persone interessate o "paesi terzi sicuri". Queste decisioni negative in materia di asilo minacciano l'espulsione/deportazione o una vita senza alcuno status di residenza. In queste condizioni, la Svizzera cerca di creare le peggiori condizioni di vita possibili per i/le* richiedenti asilo respint* nei cosiddetti centri di rimpatrio. Alcuni centri di rimpatrio sono stati fortemente criticati dalla Commissione nazionale per la prevenzione della tortura e diverse persone sono già morte in Svizzera nella cosiddetta detenzione per espulsione. Le persone richiedenti asilo che vengono respinte devono anche sopportare un indegno regime di emergenza, mentre viene loro completamente negato l'accesso al mercato del lavoro regolare. Se hanno bisogno di più denaro rispetto ai 240 franchi mensili dell'aiuto d'emergenza, sono costrett* a lavorare in nero.

Le nostre istituzioni sono razziste!

Giustizia e polizia: il razzismo si manifesta attraverso la violenza

Il ruolo della polizia ha una grande rilevanza nel mantenimento delle strutture sociali razziste. Il loro lavoro si basa su dimostrazioni di potere e azioni sproporzionate. Nello svolgimento del lavoro di polizia, si osserva spesso l'uso della violenza contro persone colpite dal razzismo. Invece di considerare questi problemi a livello sistemico, gli episodi di razzismo vengono spesso liquidati dallo Stato e dall'opinione pubblica come "incidenti isolati". La polizia è un'istituzione razzista e non è quindi sufficiente guardare solo al comportamento individuale degli/delle* agenti.

I rapporti di polizia documentano gli arresti violenti e spesso li legittimano con accuse di aggressione da parte della persona arrestata, che a posteriori vengono difficilmente messe in discussione. In questo modo, durante i controlli di polizia si verifica un sistematico profiling razziale. Le persone colpite dal razzismo vengono controllate sulla base del colore della pelle e trattate in modo fondamentalmente diverso rispetto alle persone bianche [26].

Una copertura per il razzismo è fornita dalla nazionalità. Il sistema giuridico classifica le persone in tre gruppi diversi: cittadin* svizzer*, cittadin* di Paesi dell'UE e dell'EFTA e cittadin* dei cosiddetti "Paesi terzi". La libera circolazione delle persone si applica ai/alle* cittadin* dell'UE/AELS, mentre il soggiorno delle persone provenienti da "Paesi terzi" è regolato da accordi bilaterali. L'articolo costituzionale che vieta di distinguere le persone in base alla loro "razza" spesso non viene rispettato: Mohamed Wa Baile si è rifiutato di mostrare la sua carta d'identità dopo che gli agenti di polizia si sono rifiutati di giustificare il motivo per cui era l'unico pendolare controllato. In Svizzera, il controllo di polizia è stato considerato legale a causa del colore della pelle della persona. Con la motivazione che la stazione era un punto di transito per "l'immigrazione clandestina". Il caso è ora pendente davanti alla Corte europea dei diritti dell'uomo. [25]

Inoltre, in Svizzera le persone muoiono ancora a causa della violenza razzista della polizia, sia durante i controlli che durante la detenzione. [53] Una rivalutazione di questi casi e delle conseguenze che ne sono derivate è difficile da trarre, siccome in Svizzera mancano una raccolta e una valutazione concrete dei dati sul razzismo all'interno della polizia. Solo grazie alle pressioni della società civile e dei media i casi vengono trattati, anche se in modo sporadico e lento. Quando le persone colpite vogliono sporgere denuncia, il processo spesso fallisce per mancanza di prove e per il lavoro dell'ufficio del pubblico ministero, che protegge l'apparato repressivo statale. Tutto questo deve finire! Oltre agli uffici di contatto e di reclamo indipendenti, è necessario che le violenze razziste della polizia siano registrate sistematicamente. Lo stesso vale per la magistratura, siccome i tribunali sono spesso visti come istituzioni neutre e simbolo di obiettività. Questo rende difficile affrontare il razzismo all'interno del sistema giudiziario, anche se i tribunali non sono mai stati risparmiati da strutture razziste.

I tribunali rafforzano gli stereotipi razziali. La visione del mondo dei/delle* giudici influisce sulle sentenze e sulle valutazioni della credibilità dei/delle* partecipanti al processo. Studi condotti nel mondo anglosassone dimostrano che le persone di colore ricevono sentenze più severe e sono anche considerate meno credibili nel ruolo di testimoni rispetto alle persone bianche [52]. Sulla base di questa situazione, è necessario sollevare la questione del razzismo nei tribunali e mostrare solidarietà con le persone colpite dalla criminalizzazione razzista. È necessario promuovere l'osservazione e il resoconto dei processi per consentire la documentazione dei procedimenti giudiziari.

Anche l'accesso al sistema legale per far valere i propri diritti è molto diseguale. La conoscenza e la familiarità con il sistema giudiziario, così come il denaro per pagare la rappresentanza e le spese legali, non sono ugualmente disponibili per tutt*. Inoltre, le persone razzializzate hanno spesso meno risorse finanziarie.

È necessaria anche una riflessione più approfondita sulla polizia e sul sistema giudiziario. Queste strutture, soprattutto la polizia, non sono riformabili. Dobbiamo quindi indebolire finanziariamente queste istituzioni repressive e sostituirle a lungo termine con elementi costruttivi di sicurezza pubblica come l'istruzione, l'assistenza nella ricerca di un lavoro e la sicurezza abitativa.

Il razzismo strutturale in Svizzera in termini concreti

Il razzismo strutturale è saldamente ancorato nella nostra società. Ne sono affette sia le persone con una storia di migrazione che quelle senza. Un'ampia raccolta e integrazione di studi dell'Università di Berna mostra chiaramente che il razzismo strutturale colpisce praticamente tutti gli ambiti della vita dei gruppi razzializzati in Svizzera [24].

Il rapporto 2014 del Centro per la lotta al razzismo afferma quanto spesso la discriminazione razzista si verifichi nell'ambiente di lavoro. Inoltre, il tasso di disoccupazione delle persone con un passato migratorio è superiore alla media, e lo stesso vale per l'occupazione nei settori a basso salario. Anche le donne razzializzate sono soggette a discriminazioni multiple, e non è stata nemmeno presa in considerazione l'ulteriore discriminazione subita dalle persone TINA (trans, inter, non-binary e agender) razzializzate. Secondo il rapporto, il 9% delle persone intervistate ha confermato di subire sistematicamente atteggiamenti xenofobi sul posto di lavoro [40]. La discriminazione inizia nella fase di ricerca del lavoro. I/le* candidat* con un passato migratorio o con nomi dal suono "straniero" devono scrivere in media il 30% in più di richieste di lavoro per essere invitate a un colloquio. È quanto emerge dal progetto di ricerca "La discriminazione come ostacolo alla coesione sociale" [41].

La situazione lavorativa e abitativa in Svizzera è particolarmente precaria per i/le Sans-Papiers, ovvero per quelle persone che non hanno uno status di residenza legale. Senza documenti di soggiorno, queste persone sono private di molti diritti e della partecipazione alla vita pubblica. In Svizzera, si stima che ciò riguardi tra le 80.000 e le 300.000 persone. La necessità di non essere notat* per non rivelare la propria mancanza di status di residenza limita fortemente la vita di queste persone [49].

Questa vulnerabilità, unita all'impossibilità di perseguire legalmente un lavoro retribuito, fa sì che i Sans-Papiers vengano sfruttati dalle aziende in rapporti di lavoro illegali. Queste persone corrono il rischio di non essere pagate o di essere pagate troppo poco [49]. Nella maggior parte dei casi, le conseguenze legali sono a carico dei Sans-Papiers e non dei/delle* imprenditori/trici* che praticano illegalmente il dumping salariale. I tentativi di regolarizzare la situazione dei Sans-Papiers sono stati per lo più infruttuosi. Progetti noti a questo proposito sono l'"Operazione Papyrus", che dovrebbe almeno facilitare la regolarizzazione nel cantone di Ginevra dal 2017, o gli sforzi della città di Zurigo con la "City Card", che cerca di garantire un soggiorno depenalizzato in città [50], [51].

La creazione razzista dell’identità nella società svizzera

Il fatto che una persona sia considerata svizzera o straniera è determinato da una parte della società tramite aspetti razzisti [27]. La razzializzazione è uno dei processi più rilevanti. Tramite questo processo, si creano differenze fittizie, e non importa dove una persona sia cresciuta. In questo modo, anche chi è nat* e cresciut* in Svizzera può essere emarginat* e stigmatizzat* come "stranier*". Questo "teatro dell'integrazione" si nota anche nel discorso sui requisiti di naturalizzazione e nel processo di naturalizzazione nel suo complesso. Nel 2018 è entrata in vigore la Legge sulla cittadinanza (LCit) completamente rivista, che ha nuovamente aumentato in modo significativo gli ostacoli alla naturalizzazione. Per presentare la domanda sono necessari 10 anni di residenza in Svizzera e almeno un permesso di soggiorno C (prima della revisione, anche le persone con status B e F potevano presentare domanda di naturalizzazione). Inoltre, le persone richiedenti devono soddisfare i cosiddetti "criteri di integrazione". L'Osservatorio svizzero sul diritto d’asilo e degli stranieri (SBAA) fa riferimento a casi in cui la naturalizzazione è stata rifiutata perché non è stato possibile fornire "dettagli locali". Le differenze comunali e cantonali nella procedura di naturalizzazione sono notevoli. Le procedure sono spesso umilianti, anche perché in molti comuni è il consiglio comunale a decidere se una persona viene naturalizzata o meno. A ciò si aggiungono gli elevati costi finanziari, con i quali la Svizzera viola ancora una volta la Convenzione di Ginevra sulle persone rifugiate. Nel caso di rifugiat* riconosciuti, la procedura dovrebbe essere accelerata in conformità con la Convenzione e i relativi costi dovrebbero essere ridotti.[28]

Nel dibattito sulla questione della naturalizzazione, l'opinione pubblica fa leva sul diffuso sentimento razzista. Bisogna guadagnarsi il passaporto con un certo "atteggiamento meritevole" [29]. I modelli di pensiero razzisti si riflettono nell'argomentazione secondo cui le persone senza passaporto svizzero sarebbero ostili alla democrazia e all'uguaglianza. Si può affermare che il Paese di origine dei richiedenti è il criterio decisivo per una decisione positiva di naturalizzazione, il che è razzista. Senza passaporto svizzero non si ha diritto di parola. Per noi è chiaro: anche chi vive qui deve avere voce in capitolo. La disparità di trattamento razzista deve finalmente finire.

Riconoscere e combattere il razzismo

L'Europa sta vivendo un vero e proprio ritorno di ideologie di estrema destra fondate su basi razziste. L’UDC, la più grande forza reazionaria in Svizzera, non è un'eccezione in Europa, anche se è un pioniere degli attuali sviluppi. Al più tardi dagli anni '90, il partito di estrema destra è riuscito a presentare regolarmente iniziative razziste e non di rado a vincerle grazie a campagne diffamatorie aggressive. Questo vero e proprio bombardamento di narrazioni reazionarie ed identitarie sta provocando uno spostamento a destra del discorso sulla migrazione nella società. Vengono utilizzate linee di argomentazione neo-razziste, le cui basi sono state gettate già prima dei tempi dell’UDC. Il concetto di "inforestierimento" come parte integrante della cultura politica svizzera ha raggiunto il suo apice negli anni Settanta con l'Iniziativa Schwarzenbach, lanciata dall'"Azione nazionale contro l'alienazione del popolo e della patria" (oggi nota come "Democratici svizzeri"). I politici dell’UDC hanno adottato una narrazione simile negli anni successivi, spostando l'attenzione sull'agitazione contro le persone richiedenti asilo [30, pag. 188 e seguenti]. Il "cartellone della pecora" ha ricevuto l'attenzione internazionale nel corso della campagna referendaria dell’UDC sull'"iniziativa di deportazione", che è stata fortemente condannata dal Relatore speciale delle Nazioni Unite sul razzismo.

Personalità con atteggiamenti affini all'UDC (o personalità dell’UDC stesso) hanno preso il controllo di vari gruppi mediatici e riescono così a influenzare massicciamente il discorso pubblico. Il risultato è devastante. A parte il consolidamento di molte pubblicazioni sotto il controllo di direttori/trici* selezionat*, la proprietà della maggior parte dei canali di informazione è limitata a pochi e potenti gruppi mediatici. Non solo la diversità dei media e la qualità giornalistica ne risentono, ma il tenore si è fondamentalmente spostato a favore di un'agenda che difende ancora maggiormente l'ordine costituito e che incita ulteriormente una radicalizzazione razzista e autoritaria. Lottare contro questa situazione con visioni antirazziste e anticapitaliste è estremamente difficile, dati i rapporti di forza prevalenti. Le analisi mostrano anche chiaramente che i gruppi delle minoranze razziali sono spesso oggetto di notizie, ma non hanno voce in capitolo. Vengono utilizzati stereotipi e pregiudizi razzisti, il dibattito è spesso ampio e condotto principalmente da uomini bianchi cis della classe media. [31, p. 40]

Le forze conservatrici di destra hanno da tempo fatto in modo che le ideologie razziste venissero rese accettabili in Svizzera (anche se c'è da chiedersi se tali ideologie non fossero presenti in qualsiasi momento della storia recente). Queste forze riescono a influenzare l'opinione della popolazione generale grazie a una forte presenza nei media. È quanto sta accadendo, ad esempio, nell'attuale dibattito sull'appropriazione culturale, intenso e controverso. Il tema affonda le sue radici nell'epoca del dominio coloniale e ha quindi origine nella schiavitù e nello sfruttamento culturale sistematico.

Anche se il dibattito sull'appropriazione culturale è molto complesso e non si possono trovare soluzioni assolute, la discussione è di grande importanza. È importante perché sensibilizza sul sistema di supremazia bianca esistente nella nostra società. L'appropriazione culturale è concepita per opprimere e sfruttare determinati gruppi di persone. Molti elementi delle culture colonizzate sono stati rubati e utilizzati dalle potenze colonizzatrici per trarne profitto. Questi oggetti culturali si trovano ancora oggi in molti musei dell'Occidente e illustrano chiaramente come il dominio coloniale lasci il suo segno ancora oggi. Nel 1830, negli Stati Uniti fu approvata una legge, il cosiddetto "Indian Removal Act", per creare una base legale per l'allontanamento delle popolazioni indigene e la messa al bando della cultura indigena [48]. L'obiettivo della critica dell'appropriazione culturale è quindi la rilettura della storia, portando in primo piano una rivendicazione di uguaglianza [43].

Dal razzismo quotidiano all’antirazzismo quotidiano

Il razzismo quotidiano è una forma spesso sottile di razzismo che si manifesta nelle situazioni di tutti i giorni. Il razzismo quotidiano può assumere la forma di pregiudizio, discriminazione, stereotipi, svantaggio ed esclusione. Può influire su diversi aspetti della vita, come l'accesso all'istruzione, al lavoro, alla casa o all'assistenza sanitaria.

Il razzismo quotidiano ha molte sfaccettature. Si manifesta, ad esempio, quando le persone chiedono informazioni sulla loro "vera" origine o nelle rappresentazioni stereotipate nei libri di testo scolastici. Questi esempi hanno una cosa in comune: viene fatta una classificazione generalizzata e razziale per incasellare le persone in base alla nazionalità o alla "cultura". Questo crea un "noi" e un "loro". Questo processo viene definito "othering". In ogni società esiste il cosiddetto "sapere razzista", che consiste in pregiudizi, stereotipi o idee sull’"altro". Esiste un consenso sociale (maggioritario) su questi pregiudizi. Questa conoscenza razzista è trasversale a tutte le classi e a tutti i settori della società.

Un momento determinante per la creazione di rappresentazioni razziste è stato l'inizio del XIX secolo e in particolare lo sviluppo del personaggio "Jim Crow", che faceva parte del Minstrel show negli Stati Uniti e aveva uno scopo di intrattenimento. Gli/le* artist* bianchi con il volto dipinto di nero interpretavano personaggi* che promuovevano stereotipi negativi sulle persone afroamericane. Anche le rappresentazioni di facce nere (blackface) entrarono rapidamente a far parte dell'industria cinematografica, così come quelle di yellowface (contro le persone percepite come asiatiche) [45][46][47].

Sebbene la critica al blackface, al yellowface e al redface (contro le popolazioni indigene) sia molto diffusa tra la popolazione, viene spesso accolta con atteggiamenti sprezzanti e ignoranza. Non è raro che in Svizzera ci si travesta da "indiani" ad Halloween, a Basilea per la Fasnacht o a Frauenfeld per la Bechtelisnacht, riproducendo così immagini molto datate e false delle popolazioni indigene. La discussione viene liquidata come esagerata e ingiustificata. Il motivo è la mancanza di consapevolezza e di ignoranza e quindi la riproduzione perpetua degli stereotipi. Indossare il colore della pelle e gli elementi culturali di un intero gruppo di persone per divertimento è un atto di degrado e il suo impatto è ancora oggi evidente. Parodiare le persone dei gruppi emarginati e la loro cultura e strumentalizzarle per ottenere costumi, popolarità e profitto mostra l'arroganza delle relazioni di potere esistenti tra chi profitta della supremazia bianca e i gruppi di persone oppresse.

Il razzismo quotidiano è vissuto da molte persone in Svizzera ed è strettamente legato al potere sociale. Una società maggioritaria determina ciò che è "normale" e non mette in discussione questa normalità storicamente cresciuta (bianca), ma la mantiene. Il white saviorism bianco è un prodotto del razzismo sistematico. Le pratiche (neo)coloniali sono utilizzate da Stati, istituzioni e privati del "Nord globale" con parole d'ordine come "aiuto allo sviluppo" e "cooperazione allo sviluppo". Così, nella raccolta di fondi, le ONG corrispondenti lavorano spesso con immagini stereotipate e razziste di bambin* "african*" indifesi, che dovrebbero essere "salvat*" da benefattori/trici* del Nord globale [35]. In questo contesto, c'è anche il volontariato di persone del Nord globale, che spesso lavorano in "progetti di sviluppo" in Paesi del "Sud globale" senza alcuna consapevolezza.

Ma non solo le ONG e l’industria privata riproducono le strutture coloniali, anche gli Stati fanno lo stesso. Anche la Segreteria di Stato per l'economia (SECO) riproduce lo sfruttamento neocoloniale. Ad esempio, la SECO ha versato un milione di franchi svizzeri all'anno fino al 2020 al Water Resources Group (WRG), un'associazione che riunisce le granzi aziende come Nestlé, Coca-Cola e altri attori [32]. Anche la presenza attiva della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) in Ruanda prima del genocidio è ovviamente stata problematica, per citare solo due esempi [33].

Queste macchinazioni neocoloniali devono essere fermate immediatamente. I cosiddetti "aiuti allo sviluppo" devono essere aboliti. Per i danni subiti devono essere pagate adeguate riparazioni, che devono essere dirette o destinate a progetti della popolazione locale.

Per dissolvere il razzismo nella società, la società a maggioranza bianca deve rinunciare ai propri privilegi e aprire maggiormente le strutture di potere istituzionali per consentire la partecipazione di gruppi precedentemente sottorappresentati e svantaggiati. Ciò richiede profondi cambiamenti individuali e sociali, accompagnati da strategie di resistenza e difesa della società maggioritaria. La lotta antirazzista è essenziale per una società pluralista ed eterogenea. La società a maggioranza bianca deve adottare e rafforzare misure legali, sociali e politiche per smantellare il razzismo e altre forme di discriminazione. Queste misure dovrebbero essere orientate al movimento di empowerment delle persone di colore e all'abbattimento delle strutture razziste a tutti i livelli della società. Per avere successo, queste misure devono prendere sul serio la protezione dal razzismo quotidiano e promuovere la partecipazione. In definitiva, si tratta di stabilire atteggiamenti e strutture caratterizzati da rispetto e apprezzamento in tutti gli ambiti della vita. [42]

Nessuna visione di una società senza antirazzismo

L'idea del concetto di "razze umane" non è praticamente più sostenuta oggi. Le ideologie razziste sono state ridipinte, ma gli obiettivi disumani che le sottendono rimangono gli stessi. Questi devono essere costantemente esposti e condannati. Viviamo in una società razzista e siamo socializzati di conseguenza. Il razzismo non deve quindi essere semplicemente equiparato alle ideologie (neo)naziste. Le strutture razziste sono sistematicamente e storicamente consolidate. Erano e sono indispensabili per il sistema economico capitalista. La classe capitalista cerca di preservare queste strutture con tutte le proprie forze: noi della classe lavoratrice possiamo solo rispondere con una solidarietà senza limiti e una dichiarazione di lotta comune.

Per combattere attivamente e fondamentalmente la supremazia bianca in Svizzera, sono necessarie varie misure. Va sottolineato che le nostre richieste non rappresentano in alcun modo un'alternativa permanente all'indispensabile superamento dello Stato e dell'ordine sociale democratico-borghese, ovvero la base fondante del capitalismo. È urgente adottare misure nei seguenti campi d'azione:

1. Sviluppare l’istruzione e la ricerca antirazzista

Il governo federale deve aumentare massicciamente le risorse finanziarie per una ricerca fondata e qualitativa sui temi del razzismo. Solo attraverso un intenso confronto con il razzismo e il suo radicamento nella nostra società è possibile disinnescare efficacemente il razzismo in tutte le sue forme. La decostruzione del razzismo e della supremazia bianca deve avvenire a tutti i livelli di istruzione. Chiediamo quindi che l'educazione antirazzista sia inserita nei programmi di studio di tutti i livelli di istruzione. Inoltre, è necessario espandere i finanziamenti statali per la ricerca antirazzista. È necessaria un'ampia gamma di formazione continua antirazzista in tutti i settori. Soprattutto nel giornalismo, nell'istruzione, nella polizia e nella giustizia. Le istituzioni pubbliche dovrebbero organizzare regolarmente questo tipo di formazione.

2. Ammettere le responsabilità coloniali e trarne le relative conseguenze!

La Svizzera deve fare i conti con il suo passato coloniale. Ciò include il riconoscimento ufficiale della colpa coloniale e l'assunzione delle relative conseguenze. Questo processo deve essere seguito da pagamenti diretti di riparazione ai Paesi e alle popolazioni che hanno subito danni a causa delle pratiche di sfruttamento coloniale delle imprese svizzere e dello Stato. I beni culturali privati e pubblici di cui si sospetta l'origine coloniale devono essere confiscati. È necessaria una rivalutazione della storia di questi beni, che si concluda con il loro ritorno incondizionato ai luoghi di origine. La rivalutazione del passato coloniale deve finalmente ottenere un posto di rilievo nel materiale didattico svizzero. Infine, anche la Svizzera, con le sue imprese attive a livello globale, deve fermare l'attuale sfruttamento dei Paesi con un passato coloniale!

3. Aprire la fortezza europea!

Chiediamo la fine delle politiche razziste dell'UE in materia di migrazione e di frontiera. Tutte le richieste avanzate nella presa di posizione sulla migrazione della GISO Svizzera sono fondamentali per la lotta contro il razzismo. Il regime migratorio e le attuali politiche di confine causano violenza, esclusione e discriminazione nei confronti dei gruppi razziali e dovrebbero essere abolite. Anche la creazione degli Stati nazionali e dei loro confini è stato un processo razzista fin dall'inizio, motivo per cui i confini devono essere aboliti e gli Stati nazionali superati.

4. Contro il razzismo nel sistema giudiziario, nella polizia e nelle autorità competenti in tema di migrazione!

L'impatto delle strutture sociali razziste a tutti i livelli deve essere finalmente riconosciuto. Il razzismo costa vite umane a causa della polizia e del sistema giudiziario. Chiediamo una raccolta costante e completa di dati sulla violenza razzista e la discriminazione nelle istituzioni statali. Inoltre, è necessario creare uffici di contatto e di reclamo indipendenti ma finanziati con fondi pubblici per le persone colpite. Questi organismi specializzati dovrebbero essere responsabili di ricevere le denunce contro gli atti ufficiali di razzismo, sia da parte della polizia che di altre autorità, e dovrebbero quindi indagare in modo fondato e fornire un aiuto adeguato alle persone colpite. Tuttavia, tali organismi sono efficaci solo se dispongono di strumenti giuridicamente vincolanti ed efficaci e devono quindi essere attrezzati di conseguenza. Inoltre, le istituzioni del regime migratorio e la polizia non dovrebbero più ricevere risorse finanziarie aggiuntive, che oggi sono la base per la loro militarizzazione e l'espansione delle loro aree di attività repressive. A lungo termine, la polizia deve essere abolita e sostituita dalla creazione di alternative concrete.

5. Uguali diritti per tutte le persone che vivono in Svizzera, ora!

Chiediamo la parità di diritti per tutte le persone che risiedono in Svizzera. La partecipazione politica, cioè il diritto di voto attivo e passivo e il diritto di elezione, devono essere garantiti a tutte le persone che vivono in Svizzera. Nessuna persona dovrebbe vivere in condizioni indegne, pertanto l'accesso al mercato del lavoro, all'assistenza sociale e alle assicurazioni sociali deve essere garantito a tutt* senza che si rischi di perdere il proprio stato di soggiorno. Sono necessarie misure più incisive per prevenire il razzismo sul posto di lavoro e nel mercato del lavoro. La società a due classi creata dalla LStrI e dalla legge sull'asilo deve finire. Le forme di discriminazione razzista nelle aree dell'alloggio e del lavoro devono essere registrate e analizzate dallo Stato. Sulla base dei risultati si devono elaborare misure concrete e attuarle.

Sinistra svizzera e (anti)razzismo: come proseguire?

La sinistra bianca in Europa centrale non sembra essere riuscita a sviluppare un'analisi di sinistra coerente e rigorosa del razzismo e ad agire di conseguenza. Gli strumenti per farlo sarebbero prevalentemente disponibili, ma per lo più rimangono inosservati. Solo il concetto di intersezionalità trova uno spazio parziale nelle analisi di sinistra, ma è spesso frainteso, vago e applicato nella totale ignoranza delle sue origini. L'antirazzismo sembra essere visto più come un obbligo morale, il che porta al fatto che gran parte della sinistra bianca non riesce a spiegare in modo fondato come il razzismo e il capitalismo siano collegati o che il razzismo sia negato dalla cosiddetta "color blindness". Così, la sinistra spesso sostiene che tutte le persone dovrebbero essere considerate "uguali", senza tenere conto del fatto che a causa delle oppressioni sistemiche non tutte le persone sono realmente trattate allo stesso modo, ignorando così la necessità di trovare soluzioni adeguate per le attuali situazioni di disuguaglianza derivate dal razzismo.

Una solida analisi è importante per distinguere e quindi evitare che la sinistra adotti una concezione liberale dell'antirazzismo. L'antirazzismo liberale cerca di scomporre le strutture sistematiche della discriminazione a livello individuale [33]. Così facendo, l’antirazzismo liberale non tiene conto del fatto che il razzismo è uno strumento centrale dello sfruttamento capitalista. Per noi la lotta contro il capitalismo è quindi necessariamente antirazzista. In questa lotta, la classe lavoratrice non deve lasciarsi dividere.

Anche i recenti concetti postcoloniali orientati al marxismo devono diventare di importanza centrale per la sinistra svizzera. La teorica postcoloniale Gayatri Spivak critica l'approccio prevalentemente patriarcale-eurocentrico d* teorici/teoriche* occidentali più lett* e sostiene che solo quando si rompe il regime di conoscenza patriarcale-eurocentrico si può intraprendere un'azione antirazzista credibile. Un problema importante è che le richieste antirazziste non compaiono quasi mai nei manifesti elettorali e la riflessione su di esse non ha luogo. Proposte come il referendum di Frontex sono state recentemente trattate in modo blando dal PS e di conseguenza sostenute con poche risorse. Anche la GISO deve riflettere su questo aspetto e portare le sue posizioni al PS e alle altre forze di sinistra. Se la GISO vuole diventare una forza antirazzista, è necessario che si proceda a una ristrutturazione interna, alla messa in discussione del razzismo interiorizzato e all'educazione su questo tema. È necessario intervenire in particolare nelle seguenti aree:

1. Lavoro di formazione interna

Attualmente esiste un grande deficit educativo sul tema del razzismo. Una prospettiva antirazzista è raramente presente nelle formazioni della GISO. In futuro, la GISO dovrebbe offrire una formazione fondata sul contesto storico del razzismo e dei movimenti antirazzisti, sia nelle PSNS che in workshop tematici più brevi. Inoltre, durante le revisioni si dovrebbe aggiungere una prospettiva antirazzista alle formazioni PSNS esistenti.

2. Riflessioni e conseguenze

Sulla base della formazione antirazzista, nella GISO deve avvenire una riflessione più profonda. Vogliamo sviluppare moduli formativi per questo, attraverso i quali si possa fare un esame critico fondato del razzismo interiorizzato dell’attivismo bianco della GISO e del razzismo nelle strutture del partito stesso. Per un'educazione e un'auto-riflessione fondata, è necessario dare spazio a coloro che sono stati colpit* dal razzismo e all’attivismo antirazzista, sia attraverso la creazione di offerte formative, sia organizzando eventi educativi o criticando le strutture organizzative o il comportamento all'interno del partito. È importante non scaricare la responsabilità dell'educazione antirazzista su coloro che sono colpit* dal razzismo.

3. Struttura

Finora è stato fatto troppo poco lavoro di sensibilizzazione all'interno della GISO e quindi non c'è la possibilità per le persone colpite dal razzismo di denunciare gli episodi di razzismo all'interno del partito. Se vogliamo creare strutture prive di razzismo, è necessario sviluppare un concetto di sensibilizzazione contro il razzismo che possa essere utilizzato durante le riunioni e tutti gli altri eventi GISO. Inoltre, è necessario creare spazi di riflessione. La GISO deve fare una campagna attiva per le politiche antirazziste nei sindacati e nel PS. I sindacati, ad esempio, non offrono servizi di consulenza e supporto specifici per le persone colpite da razzismo e discriminazione sul posto di lavoro. Anche nel PS la lotta contro le strutture razziste è in gran parte una questione secondaria e non viene resa pubblica a sufficienza.

4. Networking

La GISO sta attualmente trascurando lo scambio e la cooperazione con altri gruppi di attivismo antirazzista: questo deve cambiare immediatamente! Nella lotta contro il capitalismo e tutte le strutture di oppressione, la cooperazione con altre organizzazioni è fondamentale. La GISO deve svolgere un ruolo di supporto e lasciare la scena alle vittime del razzismo e ai/alle* attivist* antirazzisti.


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[28] «Neuer Fachbericht: Der steinige Weg zum Schweizer Pass», 1. gennaio 1970. [Online]. Disponibile al seguente link: https://beobachtungsstelle.ch/news/bericht-einbuergerung/. [Verificato: 4 gennaio 2023]

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[33] B. T. swissinfo.ch (Übertragen aus dem Französischen: Peter Siegenthaler), «Schweizer Hilfe in Ruanda im Schatten der Massaker», SWI swissinfo.ch. [Online]. Disponibile al seguente link: https://www.swissinfo.ch/ger/politik/20- jahre-nach-dem-genozid_schweizer-hilfe-in-ruanda-im-schatten-der- massaker/38352952. [Verificato: 12 gennaio 2023]

[34] «Botschaft zur Übernahme und Umsetzung der Verordnung (EU) 2019/1896 über die Europäische Grenz- und Küstenwache und zur Aufhebung der Verordnungen (EU) Nr. 1052/2013 und (EU) 2016/1624 (Weiterentwicklung des Schengen-Besitzstands)und zu einer Änderung des Asylgesetzes».

[35] <Andrea Tognina> Raaflaub) (Übertragung aus dem Italienischen: Christian, «Dekolonisierung in einem Land ohne Kolonien», SWI swissinfo.ch. [Online]. Disponibile al seguente link: https://www.swissinfo.ch/ger/politik/dekolonisierung-in-einem-land-ohne- kolonien/47669204. [Verificato: 13 gennaio 2023]

[36] Rundschau - Gewalt an der Grenze: EU-Geld für kroatische Schlägerpolizisten - Play SRF. (1. gennaio 1970) [Online] Disponibile al seguente link: https://www.srf.ch/play/tv/rundschau/video/gewalt-an-der-grenze-eu-geld-fuer- kroatische-schlaegerpolizisten?urn=urn:srf:video:95f47608-080a-464a-bfe1- 0dde37692b4b. [Verificato: 3 gennaio 2023]

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[42] TOAN QUOC NGUYEN Outside the box – Rassismuserfahrungen und Empowerment von Schüler*innen of Color.

[43] Balzer, Jens. „Was Sie wissen sollten, bevor Sie sich über kulturelle Aneignung aufregen“. Republik, 11 agosto 2022. https://www.republik.ch/2022/08/11/was-sie-wissen-sollten-wenn-kulturelle- aneignung-sie-aufregt.

[44] Redaktion. „Debatte um kulturelle Aneignung - max neo - Nürnberg“. max neo (blog), 15 febbraio 2022. https://www.maxneo.de/2022/02/15/debatte-um- kulturelle-aneignung/.

[45] Clark, Alexis. „How the History of Blackface Is Rooted in Racism“. HISTORY. Verificato 11 gennaio 2023. https://www.history.com/news/blackface-history-racism-origins.

[46] Morgan, Thaddeus. „How Hollywood Cast White Actors in Caricatured Asian Roles“. HISTORY. Verificato 11. gennaio 2023. https://www.history.com/news/yellowface-whitewashing-in-film-america.

[47] „Yellowface, Whitewashing, and the History of White People Playing Asian Characters | Teen Vogue“. Verificato 11 gennaio 2023. https://www.teenvogue.com/story/yellowface-whitewashing-history.

[48] deutschlandfunk.de. „Vor 190 Jahren - ‚Indian Removal Act‘ wird unterzeichnet“. Deutschlandfunk. Verificato 11. gennaio 2023. https://www.deutschlandfunk.de/vor-190-jahren-indian-removal-act-wird-unterzeichnet-100.html.

[49] Sans-Papiers Anlaufstelle Zürich. „Wer sind Sans-Papiers“. Verificato 11. gennaio 2023. https://sans-papiers-zuerich.ch/hintergrundinfos/wer-sind-sans-papiers/.

[50] Segreteria di Stato della migrazione (SEM). „Papyrus“. Verificato 11. gennaio 2023. https://www.sem.admin.ch/sem/it/home/themen/aufenthalt/sans-papiers/papyrus.html.

[51] Sans-Papiers Anlaufstelle Zürich. „Züri City Card“. Verificato 11. gennaio 2023. https://sans-papiers-zuerich.ch/hintergrundinfos/zueri-city-card/.

[52] Schlüter, Sophie, und Katharina Schoenes. „Zur Ent-Thematisierung von Rassismus in der Justiz. Einblicke aus der Arbeit der Prozessbeobachtungsgruppe Rassismus und Justiz“. movements. Journal for Critical Migration and Border Regime Studies 2, Nr. 1 (26. settembre 2016). http://movements-journal.org/issues/03.rassismus/12.schlueter,schoenes--zur.entthematisierung.von.rassismus.in.der.justiz.html.

[53] p. ex. C. Hanimann, "Die Rekonstruktion eines fatalen Polizeieinsatzes", Replublik, 16. Dezember 2021. [Online] https://www.republik.ch/2021/12/16/die- rekonstruktion-eines-fatalen-polizeieinsatzes. [Verificato: 21. Januar 2023]

[54] Traduzione del termine tedesco “Überfremdung”