Risoluzione approvata dell'Assemblea dei delegat* della GISO Svizzera del 17 maggio 2025 a Sierre (VS)
Nell'estate del 2025, la Svizzera ospiterà per la prima volta il 14° Campionato europeo di calcio femminile, un evento che suscita gioia per le conquiste femministe, ma che ricorda anche quanto lavoro resta ancora da fare per raggiungere una vera uguaglianza.
Durante la Prima guerra mondiale, il calcio femminile ha vissuto un periodo di grande slancio: molti uomini erano stati chiamati alle armi e le società avevano bisogno di nuov* giocatori/trici*. Tuttavia, questo slancio è stato rapidamente frenato da argomenti basati sulle differenze fisiche e sugli stereotipi. Alle donne venivano negate le caratteristiche di forza e aggressività, presentate come requisiti biologicamente necessari per giocare a calcio.[1] L'attenzione era focalizzata sulla capacità riproduttiva, considerata incompatibile con i rischi del gioco del calcio.[2] In questo modo era possibile giustificare il binarismo dei generi e sostenere l'idea che il calcio fosse “naturalmente” una questione maschile. Tuttavia, queste attribuzioni non sono naturali, ma socialmente costruite. La socializzazione maschile serve a mantenere la tradizionale eterosessualità normativa[3] e a distinguersi dalle persone FLINTA, così come da altre forme di mascolinità.[4] Se c'è una cosa che il calcio maschile non può fare, è promuovere il cambiamento sociale. È il prodotto di una società patriarcale e capitalista che promuove il culto della mascolinità e l'identificazione con essa.[5]
Uno sguardo alla Svizzera lo dimostra: il percorso delle donne nel calcio è stato lungo e costellato di resistenze. Quando due donne hanno chiesto all’Associazione Svizzera di Football (SFV) di essere ammesse alle partite ufficiali, la loro richiesta è stata respinta. Solo nel 1965 le donne hanno potuto arbitrare, ma solo a causa della grave carenza di personale. La nazionale maschile esiste dal 1905, mentre quella femminile ha dovuto attendere fino al 1972. Considerato questo vantaggio temporale, non sorprende che oggi il calcio maschile sia molto più istituzionalizzato e organizzato.
Ecco perché le differenze sono ancora oggi così marcate. Solo il 12% di tutt* i/le* giocatori/trici* tesserat* sono donne; la percentuale di arbitri donne è appena del 2,6% e su oltre 34’000 allenatori/trici* solo circa 2’500 sono donne, pari a circa l'8%.[6] Questi dati parlano chiaro: l'accesso e la partecipazione delle donne al calcio svizzero sono molto difficili a livello strutturale. Ma sono soprattutto le persone TINA a subire l'esclusione, soprattutto a causa della divisione binaria dei generi e degli atteggiamenti transfobici. Molt* rinunciano completamente all'attività sportiva, anche se vorrebbero essere attiv*. Problemi particolari sono rappresentati dalla mancanza di spogliatoi, docce e servizi igienici neutri dal punto di vista del genere e dalla scarsa accettazione della diversità di genere nelle società e nelle federazioni.[7]
Le differenze rispetto al calcio maschile sono evidenti anche nelle risorse finanziarie disponibili, ad esempio per la formazione e la promozione delle donne, o nella quantità di denaro a disposizione per gli Europei. La Confederazione ha stanziato 80 milioni di franchi per gli Europei di calcio maschili del 2008, mentre l'importo per gli Europei femminili del 2025 è di soli 15 milioni.[8] Inoltre, le donne guadagnano al massimo il 5% dello stipendio degli uomini.[9]
In relazione agli Europei femminili UEFA di quest'anno, la SFV spera che lo sviluppo del calcio femminile faccia un balzo in avanti di 10 anni e si è posta obiettivi molto ambiziosi in questo senso. Entro due anni, il numero di ragazze e donne che giocano a calcio in Svizzera dovrebbe raddoppiare, passando da 40’000 a 80’000. Parallelamente, anche il numero di allenatrici e arbitri, attualmente circa 2'700, dovrebbe raddoppiare. Per raggiungere questi obiettivi, la federazione ha elaborato una serie di misure: tra le altre cose, sono previsti corsi (riservati) alle allenatrici, un programma di reclutamento per arbitri donne* e la creazione della Legacy Challenge. In questo contesto, le società possono raccogliere punti per le misure realizzate e vincere premi come, ad esempio, una visita alla centrale del Video Assistant Referee.[10] Tuttavia, queste misure non saranno affatto sufficienti per raggiungere gli ambiziosi obiettivi prefissati, né tantomeno per combattere adeguatamente la discriminazione strutturale delle donne* nel calcio. Sembra che la federazione consideri gli Europei come un fine in sé per lo sviluppo; anche se nei prossimi anni il numero di giocatrici dovesse raddoppiare, i problemi attuali continuerebbero ad aggravarsi. Già ora, infatti, c'è una grave carenza di campi di allenamento e le donne* sono svantaggiate in termini di orari di allenamento, ma la SFV non ha previsto misure drastiche in questi settori. Anche le gravidanze nel calcio femminile non vengono prese in considerazione in modo sistematico: mancano norme vincolanti in materia di tutela della maternità, sicurezza finanziaria o ritorno allo sport. Poiché la federazione non sembra in grado di affrontare questi problemi, spetta alla politica porvi rimedio.
Un grande evento UEFA in Svizzera deve naturalmente essere considerato con occhio critico. La federazione calcistica si è dedicata a una commercializzazione spudorata e all'orientamento al profitto del calcio: invece di promuovere il calcio come bene culturale e spazio sociale, la UEFA ne spinge la commercializzazione a scapito della cultura del tifo, della diversità e dell'identità regionale. I grandi club traggono vantaggi sproporzionati da tornei come la Champions League, mentre le società più piccole hanno scarso accesso alle risorse. Questa disparità rafforza le divisioni sociali anche nello sport. Inoltre, la UEFA si è ripetutamente distinta per la mancanza di trasparenza, le sedi discutibili e le cattive condizioni di lavoro durante i tornei. La sua politica segue interessi economici, non principi democratici o relativi ai diritti umani. Nonostante ciò, gli Europei femminili in Svizzera possono offrire l'opportunità di compiere passi importanti verso la parità di genere nel calcio, ma a tal fine è necessario adottare misure adeguate!
Per questo motivo la GISO Svizzera avanza le seguenti richieste:
- I fondi federali e cantonali destinati alle società calcistiche devono essere subordinati alle seguenti condizioni:
- Le società devono garantire maggiori capacità in termini di campi e possibilità di allenamento per il calcio femminile
- Parità salariale tra i sessi
- Campagne contro la discriminazione e sensibilizzazione nel calcio maschile per promuovere l'inclusione
- Le persone TINA devono avere accesso al calcio nei club: a tal fine sono necessari accessi sicuri, visibilità nelle competizioni organizzate e partecipazione alle strutture decisionali
- In caso di gravidanza, le giocatrici devono ottenere automaticamente una proroga di un anno del contratto alle condizioni esistenti
[1] Körner, F. (2014). Männlichkeit (en) im Fussball. Hegemoniale Männlichkeit und ihre Bedeutung für pädagogische Prozesse. Bulletin Texte 41. GenderOpen. https://www.genderopen.de/bitstream/handle/25595/11/BulletinTexte41_K%C3%B6rner_Franziska.pdf?sequence=1, S. 141
[2] Körner, F., 2014, S. 142.
[3] Heterocisnormativität ist in diesem Kontext die Vormachtstellung besonders von weissen, heterosexuellen Männern.
[4] Körner, F., 2014, S. 143.
[5] https://daslamm.ch/passt-links-und-maennerfussball-zusammen/
[6] https://www.football.ch/sfv/zahlen-fakten.aspx
[7] https://www.tgns.ch/wp-content/uploads/2020/06/20-06-19_Trans-Sein-im-Sport_Auswertung.pdf
[8] https://www.srf.ch/sport/fussball/frauen-fussball/15-statt-4-millionen-sfv-freut-sich-ueber-hoehere-bundesbeitraege-fuer-frauen-em-2025
[9] https://www.woz.ch/2411/diesseits-von-gut-und-boese/ballspiele-im-bundesrat/!3PG0YV61DH5H
[10] https://www.football.ch/sfv/juniorinnen-und-frauenfussball/weuro-2025/here-to-stay-die-weuro-2025-legacy-des-sfv.aspx