No borders, no nations

11.03.2017

Presa di posizione approvata durante l'Assemblea annuale dell'11-12 marzo 2017 a Berna.

Pochi temi polarizzano la popolazione in Europa e in Svizzera così tanto come il tema della migrazione. Negli ultimi decenni, i partiti populisti di destra si sono impegnati a dichiarare la migrazione come grande minaccia per la popolazione nazionale usando a loro favore le paure così generate. Mentre la Sinistra si lasciò completamente sfuggire la possibilità di creare una posizione di opposizione sensata, solidale e conseguente, la destra, grazie alle sue fantasie di isolamento coniate di razzismo e xenofobia, diede l’impressione di poter offrire delle soluzioni coerenti e realistiche. Questa presa di posizione persegue lo scopo di dare una risposta anticapitalistica e anti nazionalista al tema della migrazione e di radicare questa risposta nella Sinistra in Svizzera e anche internazionalmente.

La struttura del presa di posizione fornisce dapprima un’analisi della situazione attuale, seguita dalla visione alternativa socialista. In conclusione verranno presentate le nostre concrete rivendicazioni e come dovrebbero venire realizzate. Come concretizzazione seguirà un piano di provvedimenti che in verrà elaborato e discusso in un secondo luogo.

Nessi tra il capitalismo globale e la migrazione involontaria

Oggi nel discorso pubblico riguardo alla migrazione e soprattutto alla politica d’asilo spesso viene distinto tra „veri“ rifugiati e i „rifugiati economici“. Questa visione del mondo non è solamente disumana e limitata ma mostra pure la tendenza borghese di categorizzare le persone secondo un modello di fattori push e pull fittizio e semplificato. Una riduzione della realtà di questo genere non può offrire un’analisi esauriente dei processi di migrazione, i quali meccanismi sono strettamente intrecciati tra di loro e le loro influenze reciproche sono stratificate e complesse. Con un modo di considerazione integrale però, si possono osservare dei parallelismi in diversi aspetti della migrazione la quale esistenza non è casuale ma implicano un’origine di base e di sistema.

In primo luogo, la diseguaglianza globale a dispetto dell’aumento della ricchezza collettiva cresce continuamente. Il capitale si accumula nelle mani di un gruppo di persone sempre più ristretto ed esclusivo, e intanto le persone che soffrono ancora la fame sono ben 795 milioni.[1] Per fare sì che i ricchi possano essere ricchi i poveri devono essere poveri in modo sistematico; per questo motivo il capitalismo fallisce nel dare la possibilità a tutte le persone di avere una vita dignitosa. Per far fronte alla povertà molti sono tenuti a seguire il capitale laddove a causa del sistema si è accumulato.

Allo stesso modo non si può dimenticare che il nostro attuale sistema economico non sfrutta solamente le persone ma anche l’ambiente. Questo aumento globale del PIL è direttamente legato ad un aumento del consumo energetico.[2] L’incremento a sua volta fa aumentare le emissioni dei gas serra, che hanno un effetto decisivo sul surriscaldamento climatico. I risultati, come la siccità, l’aumento del livello del mare e le catastrofi naturali ma anche la pesca eccessiva e il grabbing del terreno, porteranno milioni di persone in condizioni precarie. Essi vengono privati non solo del loro fondamento d’esistenza ma anche della possibilità di sopravvivere nella loro patria. La migrazione non è quindi una conseguenza logica ma è anche l’unica.

In aggiunta a questi fattori ci sono le influenze imperialiste[3] del capitalismo globale. Per sostenere la crescita, fondamentale per il capitalismo, è infatti necessaria una continua espansione dei mercati di sbocco. Per imporre i propri interessi economici le grandi potenze capitaliste non si fermano nemmeno di fronte a conflitti armati. Un esempio è la guerra in Iraq degli anni 2000 che permise all’industria bellica di guadagnare miliardi, creò l’Isis, destabilizzò la regione e obbligò la popolazione locale a fuggire. Anche per paesi non coinvolti guerre del genere sono lucrative, dato che per esempio grazie ad esportazioni di armi possono approfittarne direttamente. In questo modo il capitalismo non sostiene solamente la violenza per imporre di interessi economici ma permette anche all’industria bellica di approfittare di questa miseria.

L’analisi mostra che la causa fondamentale delle migrazioni di fuga è il nostro ordine economico. Le ripercussioni di questo sistema vanno però ancora oltre. Il capitalismo non ha solamente un’influenza diretta sulle cause della migrazione di fuga ma anche sul fenomeno della migrazione all’interno della società stessa. La gestione dei problemi motivata dal razzismo della migrazione lavorativa in questo caso serve quale strumento per la divisione della classe lavorativa: Le persone con passaporto nazionale vengono contrapposte a quelle senza, per esempio sul mercato del lavoro nel quale le persone senza passaporto svizzero vengono viste male o nel quale grazie al dumping salariale illegale la concorrenza viene aggravata. Alla base stanno interessi economici. Il regime della migrazione in primo luogo serve dunque all’oppressione.

Autonomia della migrazione

La migrazione non consiste solamente in aspetti sistematici: un migrante non è infatti solamente oggetto di gioco dello stato, della politica e dell’economia ma sono anche un soggetto con esigenze individuali e obiettivi. Un migrante si adatta al regime di migrazione[4] e sviluppa nuove strategie. Quando uno stato per motivi politici chiude le frontiere i migranti trovano un’altra via. I regimi di migrazione a loro volta rispondono con provvedimenti repressivi. Questo però non impedisce la migrazione, ma la spinge nella clandestinità e passa per scafisti che tramite vie pericolose cercano di raggiungere l’Europa. Questa intesa tra procedure repressive del regime di migrazione e le sempre nuove soluzioni dei migranti è anche definita „autonomia della migrazione“.

Quando oggi parliamo di migrazione pensiamo spesso nell’ottica limitata delle frontiere nazionali. Ma la migrazione può anche presentarsi all’interno di uno stato; infatti durante il processo della migrazione sono spesso state e vengono ancora superate non solamente frontiere nazionali ma anche culturali, sociali e religiose. Questo ha portato alla creazione di comunità, società e culture.

Dato che le strategie centrali per l’evoluzione dello stato nazionale in Europa erano l’omogeneizzazione della lingua, dell’istruzione e dei modi di vivere, questo a causa della migrazione si ritrova in una crisi di definizione. Lo scambio interculturale causato dalla migrazione favorisce a sua volta la creazione di nuovi valori culturali.

Il concetto dell’autonomia della migrazione cerca di illustrare che non si tratta solamente di un flusso omogeneo di persone ma di una molteplicità di persone diverse con modi di fare, decisioni e desideri diversi. Tutto questo mette in dubbio il costrutto dei regimi e delle politiche di migrazione.

No Borders, No Nations

Un importante cambiamento che risultò dall’accelerata globalizzazione[5] degli anni `70 è la dislocazione delle frontiere verso l’esterno (esternalizzazione), così come anche verso l’interno (supervisione più forte e dissociazione). In questo modo con la libera circolazione delle persone i controlli di frontiera all’interno dell’Europa vennero a mancare e di conseguenza anche la protezione del confine dal terrorismo nazionale. La popolazione viene invece sorvegliata in modo intensificato, i dati individuali del cittadino vengono collezionati e i migranti vengono sanzionati in modo intimidatorio (pratica di espulsione). L’agenzia per la protezione del confine Frontex e gli accordi con Paesi gate-keeper davanti alla fortezza Europea cercano di impedire la migrazione tramite il mediterraneo. Dittatori come Erdogan o in precedenza Gheddafi ottengono grandi quantità di denaro o concessioni politiche fintanto frenino gli spostamenti di migrazione verso l’Europa. Gli aiuti ai paesi in via di sviluppo vengono inoltre sempre più legati ad accordi di ritiro. L’entrata legale dei profughi viene resa impossibile grazie all’obbligo di visto e carrier-sanctions[6] .

Dalla cosiddetta „crisi dei profughi” nell’estate del 2015 la libera circolazione delle persone viene sempre di più messa in dubbio. Soprattutto come procedimento di difensiva dai profughi, diversi paesi europei hanno reintrodotto i controlli di frontiera. I cittadini dell’Unione Europa con questo procedimento non vengono impediti nell’entrata, cosa che mostra l’incompletezza dell’apertura europea: per persone al di fuori dell’area di Schengen valgono ancora i regolamenti dei contingenti. Questo significa che l’autorizzazione di soggiorno può essere concessa solamente a persone qualificate o ai ricchi, i quali possono comperarsi l’autorizzazione di soggiorno.

L’asilo come alternativa non è spesso promettente. Questo non da ultimo perché oggi in tutto il mondo esiste solamente un meccanismo riconosciuto di regolamentazione della politica d’asilo progressiva, la molto apertamente formulata e ampiamente interpretabile Convenzione di Ginevra. A dispetto delle sue grandi mancanze la Sinistra deve fare tutto il possibile per mantenere, ampliare in modo massiccio e rendere vincolante questo meccanismo di regolamentazione. Ma molti paesi, come soprattutto la Svizzera con la sua legge d’asilo spesso revisionata e inasprita, infrangono la Convenzione di Ginevra. In questo modo vengono create diverse categorie di persone che hanno diversi diritti e doveri e che non sono dunque uguali davanti alla legge. Questo serve solamente ai potenti dato che ci rende ricattabili.

Analisi del regime di frontiera svizzero

Anche il regime di frontiera e di migrazione svizzero segue gli interessi dell’utilizzo del capitale. Si orienta quindi non solamente secondo il bisogno economico di forza lavorativa ma viene anche condizionato dal discorso (reazionario) e la pratica di opposizione. Mentre prima dell’attualizzazione della libera circolazione delle persone all’interno die paesi europei la priorità era la migrazione temporanea della forza lavorativa, oggi c’è l’integrazione delle persone che migrano all’interno del territorio svizzero. Tutti e due i regimi vengono praticati da molti migranti.

La migrazione temporanea era caratterizzata da forti pregiudizi e dal desiderio di una divisione chiara tra la popolazione residente in Svizzera e le forze lavorative migratorie. Queste persone spesso risedevano in baracche per poterle meglio controllare e, nel caso di mancato bisogno, poterle espellere. Dato che, nel caso di asilo, l’autorizzazione di permanenza è sempre legata all’attività lavorativa, la perdita del posto di lavoro o una disabilità al lavoro legata a incidente o malattia per le autorità svizzere spesso era motivo sufficiente per l’espulsione del lavoratore.

L’introduzione della libera circolazione delle persone all’interno dei paesi europei marcò l’abbandono dell’obiettivo primario di mantenere la migrazione temporanea. I risultati negativi degli accordi bilaterali del 1999 per i lavoratori poterono essere almeno in parte attutiti dai procedimenti delle misure collaterali[7] parallelamente attuati dalla Sinistra; ma anche questi sono uno strumento protezionistico che non rende possibile una chiara rottura con i limiti del pensiero che domina il discorso della migrazione. Da questo momento l’integrazione dei migranti viene stabilita quale priorità del discorso politico. Le persone che non si vogliono adattare sufficientemente alla falsamente costruita “cultura modello”[8] vengono definiti quali incapaci di integrarsi. La residenza in Svizzera degli stessi viene resa il più possibile ostica, grazie a per esempio l’impedita naturalizzazione.

A chi ha superato il regime di frontiera in modo illegale o non corrisponde ai suoi criteri, non resta altra possibilità che la permanenza irregolare o da sans-papiers. Questo stato pone i coinvolti in una condizione di fuorilegge, di insicurezza e gli ostacola nella volontà ad opporsi alla stessa. La condizione precaria aggrava la scissione sociale e conferisce nuove possibilità di sfruttamento.

Alla fine il luogo di nascita viene e rimane definito in modo arbitrario. I diritti, le condizioni di vita e le possibilità di una persona nel nostro ordine che domina oggi vengono influenzati da questo luogo. Le frontiere sono le manifestazioni di questo ordine. Servono a legittimare le differenze e a dividere la classe lavoratrice. Per noi di sinistra è quindi chiaro che ogni forma di frontiera e legge nazionale è da combattere.

Superamento di tutti gli stati nazionali - un’utopia necessaria

Ripartire le persone secondo il loro casuale luogo di nascita o quello dei loro genitori non è né logico né serve alla lotta per una società migliore e solidale. Per questo motivo un’utopia di sinistra può solamente essere anti nazionalista. In questo caso il concetto della libertà di insediamento globale, che permette a tutte le persone di scegliere il loro luogo di residenza liberamente, è un passo nella giusta direzione. Ma subito ci si imbatte in limiti: questo approccio non supera infatti differenze come per esempio il diritto di lavoro. La concorrenza tra le nazioni rimane quindi.

Solamente quando tutte le forme di sentimento di appartenenza nazionale verranno superate, le barriere artificiali potranno essere abbandonate una volta per tutte.

Dietro alle guerre e le crisi sta il capitale: Per la lotta contro le cause di fuga Fine dei conflitti armati e profitti dell’industria bellica

Chi esporta armi in zone di crisi, chi finanzia i produttori di armi o chi effettua interventi militari- da intervenzionisti ci si assume la responsabilità diretta della morte di persone. Questi affari bellici creano un interesse per la guerra e la distruzione e devono quindi essere vietati. Per questo la GSS chiede:

  • Di fermare immediatamente tutti gli esporti materiali bellici
  • Un divieto del finanziamento di produttori di materiali bellici
  • Un posizionamento della sinistra internazionale contrario all’esercizio di interventi militari-intervenzionisti
  • Il ritiro da parte della Svizzera dalla Partnership for Peace (PfP)[9] e invece un intervento a livello internazionale a favore di una soluzione conflittuale diplomatica-civile

Tenere al guinzaglio le multinazionali!

La pressione economica può essere tanto distruttiva quanto la soppressione di persone con violenza fisica. A livello degli stati nazionali possono essere prese decisone di procedimenti lenitivi nel contesto internazionale. La GISO quindi chiede:

  • Le multinazionali devono essere tenuti al guinzaglio grazie condizioni a livello politico ie devono essere tenuti responsabili per la miseria che causano o dalla quale traggono profitto
  • Un sistema di tassazione internazionale giusto e solidale e completamente trasparente
  • Il rispetto die diritti umani e standard ecologici grazie a multinazionali che agiscono internazionalmente

Fermare lo sfruttamento dell’ambiente!

Il cambiamento climatico come anche altri danni al nostro pianeta portano al fatto che nei prossimi decenni si assisterà ad un aumento della quantità e dell’intensità di catastrofi che si ripercuotono in modo negativo sulle persone. Questa situazione in primo luogo viene spesso trascurata – i rifugiati climatici per esempio oggi praticamente non sono tematizzati – e in secondo luogo è strettamente legata al nostro ordine economico. La GISO quindi chiede:

  • Procedimenti di ampio raggio per la protezione dell’ambiente
  • Un rifornimento energetico rinnovabile
  • Un rigido controllo delle risorse naturali.

Brick by brick, wall by wall, let the fortress Europe fall: Per la lotta contro la fortezza Europa

La lotta contro le cause di fuga da sola non basta. Per dare fine alla sofferenza alle frontiere esterne europee ci vuole un’Europa diversa. Infatti la GISO non si impegna a sostenere solamente per le persone alle quali è riuscita la fuga fino in Svizzera o in Europa ma tutte le persone in fuga.

Proseguimento e sostegno della libertà di circolazione delle persone all’interno dell’Europa

La libera circolazione delle persone in Europa deve essere proseguita e continuamente ampliata. Per far sì che questo non porti a concorrenza i diritti dei lavoratori e la sicurezza sociale devono essere libere dalla discriminazione ed assicurati e rafforzati a livello europeo. Rivendichiamo quindi:

  • Il mantenimento degli accordi bilaterali
  • L’ampiamento della libera circolazione delle persone ad ulteriori paesi
  • L’ampiamento delle misure collaterali
  • La continua omogeneizzazione delle condizioni lavorative e della sicurezza sociale in tutta Europa, con un orientamento per l’armonizzazione ad alti standard

Abolizione delle frontiere esterne europee

La fortezza Europa deve cadere. Rivendichiamo quindi:

  • La demilitarizzazione delle frontiere esterne europee
  • L’abolizione di Frontex
  • Lo stabilimento di una missione di salvataggio marittima nel Mediterraneo
  • La revoca degli accordi con paesi gatekeeper per l’impedimento della migrazione

Vie di fuga sicure e legali

Allo stesso momento devono essere create anche vie di fuga sicure. Soprattutto per quanto riguarda le donne e gli LGBTQIA: durante la fuga deve venir protetto sia il loro corpo che la loro vita e devono godere della garanzia che possano raggiungere la loro meta in sicurezza. Rivendichiamo quindi:

Come provvedimenti a corto termine:

  • Aumentare l’assegno di visti umanitari
  • La reintroduzione della domanda d’asilo in ambasciata
  • Contingenti maggiori per il programma di Resettlement della UNHCR[10]

Come provvedimenti a lungo termine:

  • L’abolizione dell’obbligo del visto
  • La garanzia di vie di fuga sicure per tutti

Riforma del sistema di Dublino

La situazione attuale mostra chiaramente il fallimento del sistema di Dublino. Per fare sì che una coordinazione europea possa essere mantenuta anche in futuro, l’accordo deve essere ulteriormente riformato. Rivendichiamo quindi:

  • La libera scelta del paese di traguardo per le persone in fuga
  • Una perequazione finanziaria tra quei paesi che accolgono molti rifugiati e quelli che non lo fanno. In questo caso deve venir preso in considerazione sia la grandezza del paese come anche la sua prestazione economica.
  • Il rispetto e il sostenimento dei diritti umani e del diritto di stato in tutta Europa come presupposto per questo sistema

Diritto alla migrazione

Il diritto alla migrazione è un diritto liberale e dovrebbe essere garantito. Soprattutto per poter garantire i diritti delle persone che cercano protezione, la definizione del concetto di rifugiato nella Convenzione di Ginevra deve venir ampliato. Rivendichiamo quindi:

  • L’introduzione nella Convenzione di Ginevra della persecuzione a causa dell’orientamento sessuale e/o d’identità così come anche la diserzione quale motivo di fuga riconosciuto
  • L’introduzione nella Convenzione di Ginevra di motivi riconosciuti di fuga collettivi come la guerra, catastrofi naturali e povertà esistenziale
  • Il riconoscimento di persone con protezione sussidiaria (provvisoriamente accolti) come rifugiati
  • Tutte le persone hanno il diritto di muoversi liberamente e di insediarsi dove vogliono

Molte persone in Europa e in Svizzera non cercano protezione ma prospettive. Rivendichiamo quindi:

  • L’abolizione dei contingenti
  • L’abolizione di tutti i vincoli lavorativi per i migranti
  • Il superamento della divisione tra „veri“ rifugiati e „rifugiati economici“, la quale deve cominciare a partire dall’approccio semantico[11]

Nessuna persona è illegale

Vivere una vita dignitosa e avere accesso alla legge sono diritti umani. Ai cosiddetti „migranti illegali“ questi diritti vengono però spesso negati. L’illegalità non è una condizione naturale di diverse persone ma il risultato di processi di marginalizzazione dello stato nazionale e del loro trattamento nella legge. Rivendichiamo quindi:

  • Il riconoscimento collettivo dei sans-papiers
  • Il divieto di ogni tipo di espulsione

In favore di una convivenza felice: Per la protezione e la partecipazione di migranti

Con il pretesto dell’integrazione le persone senza passaporto svizzero vengono obbligate ad assimilarsi alla “nostra cultura” sotto la minaccia di espulsione. Contemporaneamente li si impedisce veementemente di partecipare in qualsiasi modo alla società. Senza partecipazione non può esistere una convivenza felice.

Per una classe internazionale di lavoratori e lavoratrici

Troppo spesso si fomenta la lotta tra la classe lavorativa di un paese contro i migranti – seguendo lo slogan che i migranti ruberanno il lavoro ai lavoratori svizzeri. Per questo motivo la Sinistra in Svizzera e a livello internazionale, così come tutti i lavoratori di tutte le nazioni devono cercare uniti di spostare la linea del conflitto dalla dimensione nazionalista a quella di classe. La GSS rivendica quindi:

  • L’impegno per un’Internazionale forte, di sinistra, capace di agire e di conseguenza per le riforme delle alleanze esistenti
  • La ratifica mondiale di tutte le regolamentazioni ILO, l’ampliamento dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, indifferentemente dalla loro provenienza
  • Controlli rigidi per lottare contro il dumping salariale e cattive prestazioni sociali, al fine di successivamente superare tali fenomeni
  • Contratti di lavoro collettivi in tutti i settori
  • Nessun collegamento tra diritto di soggiorno e contratto di lavoro

Partecipazione economica per tutti

I migranti vengono ostacolati ulteriormente dal fatto che le loro esperienze lavorative, formative e i loro diplomi dall’estero non vengono spesso riconosciuti in Svizzera. Rivendichiamo quindi:

  • L’accesso alle università e ad altri istituti formativi per i migranti
  • Corsi finanziati dallo Stato per lavoratori e lavoratrici, così che possano continuare a fare i lavoro da loro appresi anche in Svizzera.

Partecipazione politica per tutti

Nonostante una parte importante della popolazione migrante viva in Svizzera da anni e contribuisca alla quotidianità, restano esclusi dalla partecipazione politica, per il solo fatto che non possiedono il passaporto svizzero. Rivendichiamo quindi:

  • Diritti politici per le persone senza passaporto elvetico
  • L’introduzione del ius solis[12]
  • La urban citizenship[13] per tutte le persone, indipendente dal loro diritto di soggiorno

Partecipazione sociale per tutti

Non esistono culture di riferimento, in quanto la cultura è in continua evoluzione e non legata a un luogo specifico. Risulta quindi insensato cercato di imporre forzatamente la “nostra cultura” a persone senza passaporto svizzero. Chiediamo l’allontanamento dalla pratica di integrazione forzata verso un approccio di partecipazione sociale. Rivendichiamo quindi:

  • Il finanziamento statale dei corsi delle lingue nazionali
  • Un’indennità di guadagno durante il corso di lingua, per non penalizzare finanziariamente il partecipante

La messa a disposizione di risorse per i rifugiati

Quando persone di altri paesi vengono è perché necessitano di sostegno. La GSS rivendica quindi per i rifugiati:

  • Il rivelamento sistematico del lavoro svolto prima della fuga
  • La messa a disposizione di misure di sostegno per favorire il rientro del migrante nella professione svolta antecedentemente alla fuga
  • Il lavoro svolto da migranti deve venir compensato con salari adeguati al paese d’arrivo
  • Condizioni quadro per lo scambio interculturale
  • L’apertura di tutte le vie formative per tutte le persone, se necessario anche gratuitamente
  • La messa a disposizione di alloggi secondo gli standard normali della popolazione residente del paese in considerazione
  • Il sostegno finanziario e logistico dei migranti
  • Il sostegno da parte della comunità internazionale a paesi che ospitano migranti, se essi non sono in grado di implementare i punti sopraelencati. Secondariamente sanzioni per i paese che pur disponendo delle risorse necessarie non vogliono implementare i seguenti punti

Popoli, ascoltate i segnali!

Nel corso delle correnti migratorie degli ultimi anni migliaia di persone si sono attivate volontariamente. Questo volontariato (spesso) senza privo di base organizzativa può venir interpretato quale fallimento della politica (di sinistra). La Sinistra in Europa è sulla difensiva da anni, bloccata nella contraddizione reputata insormontabile tra la protezione dei lavoratori residenti e il diritto di libero insediamento.

Così facendo non vede che non si tratta di due gruppi sociali distinti in concorrenza tra di loro, bensì della stessa cosa, ma obbligati a sottomettersi in una situazione di concorrenza – la classa lavoratrice.

Il fallimento della Sinistra in questo tema prioritario risulta ancora più grave nell’ottica che si tratta dell’unica forza in teoria in grado di offrire un’alternativa ai messaggi della destra populista. Non è tollerabile che l’UDC possieda in Svizzera l’egemonia sul significato e sull’interpretazione della migrazione – il partito i cui esponenti hanno un “scivolone razzista” o “un caso unico” ogni mese. La Sinistra deve di nuovo essere in grado di offrire una voce contraria all’odio e alle divisioni promulgate dai partiti di destra e dai giornali dei boulevard. La soluzione a ciò è chiara:

„Proletari di tutti i paesi unitevi“, scrivevano Marx e Engels oltre 160 anni fa. Questo messaggio resta tuttora vero e attuale. Solo con un approccio chiaramente e conseguentemente anticapitalista e antinazionalista potremo finalmente porre fine alla moria di massa sulle vie di fuga e superare i pensieri di concorrenza tra le persone in onore di maggiore solidarietà. Solo superando le arbitrarie linee di confine e coinvolgendo le persone che sono oggigiorno disilluse possiamo andare nell’offensiva quale Sinistra e vincere.

Chi agisce diversamente si rende colpevole dell’omicidio di migliaia di persone in fuga. Quindi: Popoli, ascoltate i segnali! L’internazionale lotta per i diritti umani!


[1] Food and Agriculture Organization of the United Nations (2015): The State of Food Insecurity in the World.

[2] Dipartimento federale dell‘ambiente (2005): Wachstum und Umweltbelastung: Findet eine Entkoppelung statt?

[3] Imperialismus, definizione in tedesco: Einflussnahme durch eine politische/wirtschaftliche Kraft in einem fremden Einflussgebiet. Dies dient oft der Durchsetzung von Handelsinteressen oder Landansprüchen und kann bis hin zu einer vollständigen Machtübernahme gehen.

[4] Migrationsregime, definizione in tedesco: Zusammenfassung der institutionalisierten Praktiken und Strukturen welche das politische Feld der Migration kontrollieren.

[5] Globalisierung, definizione in tedesco: sozialer Prozess der Internationalisierung. Sie verweist auf Prozesse, die weltweit wirken, dabei nationale Grenzen durchschneiden und die Welt so stärker miteinander verbinden. (nach: Hall, Stuart (1999): Kulturelle Identität und Globalisierung.

[6] Carrier-Sanctions, definizione in tedesco: sie bestrafen Transportunternehmen, die Personen ohne gültige Einreisepapiere transportieren.

[7] Flankierende Massnahmen, definizione in tedesco: Massnahmen zum Schutz vor Lohndumping, die allerdings heute nur schwach kontrolliert werden.

[8] Leitkultur, definizione in tedesco: Begriff für ein hierarchisches Verhältnis zwischen verschiedenen Kulturen, bei der sich eine Kultur einer einheimischen unterordnen soll. Meist in polemischer Weise gegen Migration und Parallelgesellschaften genutzt. (vgl. GRA Stiftung gegen Rassismus und Antisemitismus (2015): Diskriminierung und Verfolgung von Minderheiten – Leitkultur.)

[9] Partnership for Peace (PfP), definizione in tedesco: politische Initiative, die von den 28 Nato- und 22 Partnerstaaten getragen wird, und oft den Zwecken und Zielen der Nato folgt und gemeinsame militärische Übungen fördert („friedenserzwingende Kriegseinsätze“) (vgl. Keel, Irine (2000): Sie reden von Frieden und meinen Krieg. In: Vorwärts – Die sozialistische Zeitung, 03.11.00)

[10] Das Resettlement-Programm, definizione in tedesco: Programms des UNO Hochkommissariat für Flüchtlinge (UNHCR) wählt besonders verletzliche Menschen direkt in Krisengebieten aus, anerkennt sie als Flüchtlinge und ermöglicht deren Neuansiedlung in einem Drittstaat. Dafür ist jedoch die Aufnahmebereitschaft der Staaten nötig. Die jährlichen Kontingente betragen weltweit bloss 80.000 Plätze, das UNHCR schätzt allerding den Bedarf wesentlich höher ein. http://www.unhcr.ch/mandat/dauerhafte-loesungen/resettlement.html

[11] La differenziazione linguistica tra migranti (per lavoro) e rifugiati è presente in questo paragrafo. Il termine rifugiati viene utilizzato perché dispone di valenza giuridica tramite la convenzione di Ginevra.

[12] Ius solis, definizione in tedesco: Das Bürgerrecht wird nicht über Verwandtschaft vergeben, sondern über den Geburtsort. Jede Person die in der Schweiz geboren wird, erhält automatisch die schweizerische Staatsbürger*innenschaft.

[13] Urban Citizenship, definizione in tedesco: ist eine „Stadtbürgerschaft“. Während der Begriff „Staatsbürger*innenschaft“ fundamentale Rechte an die Grenzen eines Nationalstaates, an Mobilitätskontrolle und Sesshaftigkeit bindet, meint Stadtbürger*innenschaft die Anpassung politischer Instrumentarien an die vielfältige Normalität moderner Städte. In Konzepten um Stadtbürger*innenschaft wird demzufolge nicht Migration, sondern die ungleiche Verteilung sozialer Rechte und damit der ungleich verteilte Zugang zu Ressourcen als Problem adressiert.