Risoluzione all’attenzione dell’assemblea de* delegat del 31 settembre 2020, online
Con la giustificazione della lotta al terrorismo e all’estremismo nella regione dello Xinjiang, dal 2016 il governo cinese sta attuando ingiustamente una repressione senza precedenti contro gli uiguri, una minoranza musulmana di lingua turca, compiendo un vero e proprio genocidio.
Sebbene la Repubblica Popolare Cinese sia composta da ben 56 gruppi etnici, il governo persegue una politica di sinizzazione dal 1949, con l’obbiettivo di integrare il gruppo etnico maggioritario in Cina (Hans) nella regione autonoma dello Xinjiang. Così, mentre nel 1949 la comunità musulmana risultava essere una maggioranza, e gli Hans rappresentavano circa il 6,7% della popolazione, oggi la percentuale degli Hans sarebbe pari al 40%. Il clima di tensione interetnica ha portato a violenti disordini e a un’ondata di attacchi che hanno coinvolto anche i fondamentalisti religiosi, tuttavia ciò non giustifica in alcun modo le oppressioni che sta subendo la comunità uigura.
Sul punto di diventare una minoranza nella propria regione, gli uiguri si trovano in questo momento ad affrontare una repressione di massa, l’estrema sorveglianza e varie restrizioni alle proprie pratiche culturali. Si stima che nei campi di «addestramento» siano rinchiusi da 1.5 a 3 milioni di donne, bambini e uomini. Queste persone sono vittime di torture fisiche e psicologiche inumane, subiscono stupri e saccheggio di organi, e molte vengono uccise. Allo stesso tempo, si sta attuando una politica di controllo demografico della popolazione uigura: le donne vengono sterilizzate, il numero di nascite è limitato e le famiglie vengono divise. Le moschee sono state distrutte, i corani bruciati, e la pratica del culto musulmano è stata completamente vietata.
Inoltre, la repressione contro la popolazione uigura è in parte dovuta a questioni territoriali, energetiche e commerciali, legate alla posizione strategica dello Xinjiang nel nord-ovest del paese. La regione è estremamente ricca di risorse naturali come petrolio, gas e uranio, e si trova nel metto delle future vie della seta, ovvero il gigantesco progetto guidato da Xi Jinping, il cui obbiettivo ê di migliorare le rotte commerciali tra Asia ed Europa.
Mentre Pechino nega qualsiasi accusa, la GISO Svizzera denuncia questo genocidio, così come i paesi del Medio Oriente che sostengono questa politic del governo cinese e i paesi europei che non agiscono contro la Cina.
Di conseguenza, la GISO Svizzera avanza le seguenti rivendicazioni alle autorità svizzere:
- La segreteria di stato per la migrazione deve inserire la regione dello Xinjiang nella lista dei paesi e delle regioni prioritarie per i rifugiati politici.
- La Confederazione deve continuare ad opporsi attivamente alla persecuzione degli uiguri da parte del Partito comunista cinese.
- La Confederazione deve vietare tutte le importazioni di merci derivate dal lavoro forzato degli uiguri.
- La Confederazione deve rivalutare gli accordi di libero scambio con la Cina, così come il controverso accordo sulla sorveglianza dei cittadini cinesi in Svizzera.
- La Confederazione deve vietare l’esportazione di armi verso la Cina.
È tempo che la Confederazione riaffermi le sue priorità in tema di diritti umani, sia per quanto riguarda il rispetto delle minoranze che quello della libertà di opinione, stampa e religione, come annunciato dallo stesso DFAE nel comunicato stampa del 26 novembre 2019.