Risoluzione approvata dell'Assemblea Annuale della GISO Svizzera del 15 febbraio 2025 a Berna.
Nel gennaio 2025, degli incendi hanno ridotto in cenere interi quartieri di Los Angeles. Immagini di fiamme, rovine e residenti in lacrime sono state trasmesse in tutto il mondo. L'entità della distruzione è stata scioccante, ma allo stesso tempo quasi familiare. Da anni i disastri naturali si moltiplicano e si aggravano. Soprattutto nel Sud globale, che è stato e continuerà a essere il più colpito. Se le immagini di Los Angeles ricevono così tanta attenzione rispetto ad altre, è perché si tratta di una delle città più emblematiche di uno dei Paesi più ricchi e potenti del mondo.
Per decenni, un numero crescente di persone e organizzazioni ha chiesto a gran voce un'azione urgente per combattere la crisi climatica. È ormai chiaro che abbiamo superato la fase di emergenza. Si tratta ora di ridurre la portata della catastrofe, di lottare per ridurre il riscaldamento globale di frazioni di grad. In altre parole, si tratta di garantire la nostra sopravvivenza nel miglior modo possibile.
Allo stesso tempo, nei Paesi del Nord, che sono in gran parte responsabili della crisi, i governi stanno scivolando rapidamente verso l'estrema destra. È quindi sempre più improbabile che i nostri governi si impegnino nella trasformazione della società necessaria per la nostra sopravvivenza. Fin dai primi rapporti sul riscaldamento globale negli anni Sessanta, le grandi imprese e i politici che le servono hanno anteposto i loro interessi economici alla protezione del nostro pianeta, ed è chiaro che questa tendenza continuerà. È inutile chiedere alle élite di cambiare rotta: spetta alla popolazione agire.
La crisi climatica, una questione di classe
La lotta contro la crisi climatica deve partire dal basso, perché la crisi viene dall'alto. È una conseguenza del sistema economico capitalista e della sua logica di massimizzazione dei profitti a breve termine a tutti i costi. L'impatto ecologico dell'attività umana viene spesso dipinto come l'accumulo di decisioni individuali, in modo da mascherare le relazioni di classe su cui si basa l'economia capitalista e che sono alla base della crisi climatica. Come le persone super-ricche sfruttano il resto della popolazione, così sfruttano le risorse naturali. È attraverso questo sfruttamento che la classe capitalista ha accumulato la sua ricchezza e ha causato la crisi che vediamo oggi.
L'aspetto più visibile della distruzione dell'ambiente da parte degli ultra-ricchi è il consumo di lusso. In un solo anno, i viaggi in yacht dei 50 miliardari più ricchi del mondo emettono più emissioni di quante ne emetterebbe una persona media in 860 anni.[1] Questo vale anche per gli ultra-ricchi svizzeri, come Ernesto Bertarelli, che è responsabile di oltre 10.000 tonnellate di CO2 all'anno,[2] mentre una persona svizzera a basso reddito ne emette 9 tonnellate.[3] Tuttavia, la responsabilità degli ultra-ricchi non si ferma agli yacht, tutt'altro: la stragrande maggioranza (tra l'85% e il 95%)[4] delle loro emissioni di CO2 deriva in realtà dai loro investimenti, gli stessi che permettono loro di riempire le tasche.
Il divario di responsabilità tra la persona media e gli ultra-ricchi è colossale. Affrontare la crisi climatica è quindi una questione di classe: le stesse élite che traggono profitto dalla crisi non vi porranno volontariamente fine, e le persone che ne sono direttamente colpite devono difendere i loro interessi rendendo possibile una profonda trasformazione del sistema.
L’iniziativa per il futuro
Una trasformazione dell'economia è possibile solo riconoscendo la responsabilità sistemica degli ultra-ricchi e ridistribuendo a beneficio della popolazione la ricchezza accumulata a sue spese. Questo è il duplice meccanismo proposto dall'Iniziativa per il Futuro. L'iniziativa chiede l'introduzione di un'imposta di successione e donazione del 50%, con un'esenzione di 50 milioni di franchi. L’imposta per il futuro si rivolge quindi agli stessi ultra-ricchi che sono responsabili della crisi, siccome colpirebbe solo circa 2’000 persone.[5] I proventi di questa tassa saranno utilizzati per attuare misure ecologiche e socialmente eque nei numerosi settori colpiti dalla crisi climatica, come il lavoro, gli alloggi e i servizi pubblici.
L'iniziativa ha già suscitato la reazione dell'élite economica svizzera, che si è mobilitata rapidamente e con forza per combatterla. Questo è un segno chiaro della sua rilevanza come strumento di ridistribuzione della ricchezza e di lotta alla crisi climatica. Il popolo svizzero deve ora mobilitarsi a favore dell'iniziativa per inviare un messaggio chiaro: deve iniziare una nuova era della politica climatica svizzera, una politica che non sia plasmata per e dagli ultra-ricchi ma che, al contrario, possa garantire la nostra sopravvivenza e quella del pianeta.
[1] https://www.oxfam.org/fr/communiques-presse/les-milliardaires-emettent-plus-de-carbone-en-90-minutes-quune-personne-dans-la
[2] https://theconversation.com/private-planes-mansions-and-superyachts-what-gives-billionaires-like-musk-and-abramovich-such-a-massive-carbon-footprint-152514
[3] https://www.tagesanzeiger.ch/oekologisches-ungleichgewicht-so-stark-belasten-die-superreichen-schweizer-die-umwelt-450927271704
[4] Chancel, Lucas; Rehm, Yannic; The Carbon Footprint of Capital: Evidence from France, Germany and the US based on Distributional Environmental Accounts, Dezember 2023, P.35.
[5] Stima basata sui dati dell'UST sulla ricchezza delle persone, https://www.bfs.admin.ch/bfs/de/home/statistiken/wirtschaftliche-soziale-situation-bevoelkerung/einkommen-verbrauch-vermoegen/vermoegen.assetdetail.20104785.html