La crisi dell’imperialismo

18.02.2025

Risoluzione approvata dell'Assemblea Annuale della GISO Svizzera del 15 febbraio 2025 a Berna.

Neglo ultimi mesi abbiamo assistito a varie crisi nelle colonie francesi. Da un lato, la rivolta di Kanaky,[1] la crisi del potere d'acquisto in Guadalupa e Martinica,[2] ma anche l'emergenza e la catastrofe climatica di Mayotte mostrano pubblicamente i limiti delle pratiche coloniali razziste dello Stato francese. Inoltre, il neocolonialismo in Africa, garantito dal giogo militare delle basi francesi, è messo in discussione dall'espulsione dei soldati da Ciad, Senegal e Costa d'Avorio.[3] La posizione dominante della Francia è stata gravemente compromessa e molti interessi strategici, militari ed economici della borghesia francese sono stati colpiti. Di fronte alle proteste, il governo della Francia continentale, radicalizzato dalle forze di estrema destra che si stavano avvicinando al potere, mostra disprezzo nei confronti di ciò che sta accadendo.[4] Lungi dall'essere semplici scivoloni, gli elementi del discorso di Macron rappresentano un'ulteriore prova del carattere coloniale del potere francese.

L’era del colonialismo è finita. Si tratta di una realtà inaccettabile per la destra nostalgica dell'età dell'oro dell'imperialismo francese. Il periodo successivo alla Seconda Guerra Mondiale ha visto la più grande densità di rivoluzioni nazionali nella storia dell'umanità.[5] Tuttavia, ciò che ne è seguito non fu la liberazione delle ex colonie, ma un diverso tipo di sottomissione, in base all'attuale fase del capitalismo: una situazione di dipendenza finanziaria, combinata con nuove forme di colonialismo. Il diritto internazionale riconosce, ad esempio attraverso le risoluzioni delle Nazioni Unite,[6] il diritto all'indipendenza per i paesi e i popoli colonizzati, anche nel caso specifico di Mayotte, che è una colonia con status illegale.[7] Tuttavia, poiché la legge si basa su una visione liberale del mondo, garantisce solo una pseudo indipendenza politica, mentre le basi militari o il dominio del capitale del Nord globale rimangono. Ciò è reso possibile, tra l'altro, dalle istituzioni finanziarie internazionali (Banca Mondiale, FMI, ecc.) che, con la loro pressione finanziaria, forzano l'apertura al capitale straniero e permettono ai capitalisti del Nord globale di possedere la maggior parte delle terre e dei mezzi di produzione nelle ex colonie.

L'attaccamento alle ex colonie di uno Stato la cui logica è quella di un impero coloniale ha portato a diverse crisi, non ultima quella delle cosiddette “collettività d'oltremare”. Il loro status è paradossale in quanto queste regioni sono considerate, in teoria, ufficialmente parte del territorio francese, ma in pratica esiste una reale differenza di trattamento tra la popolazione colonizzata e quella metropolitana. Quando il nuovo Primo Ministro francese, François Bayrou, ha fatto un passo falso all'Assemblea e ha dichiarato che Mayotte non faceva parte del territorio nazionale,[8] è stato perché, per la destra francese, le colonie, anche quelle con status dipartimentale, sono inferiori alla Francia metropolitana. Da un lato si chiedeva loro di “assimilarsi” allo stato imperialista, negando la loro cultura e il loro bisogno di autonomia, dall'altro si negava loro lo status di cittadin* a tutti gli effetti. Questo porta inevitabilmente a differenze di trattamento tra i/le* cittadin* francesi a seconda della loro origine. Insieme allo sfruttamento intensivo della terra e delle persone abitanti queste colonie, la questione non è solo quella dell'emancipazione e dell'autodeterminazione, ma è anche strettamente legata alla deplorevole qualità della vita in questi territori.

Infatti, sebbene ad alcune popolazioni sia stata data la possibilità di scegliere se appartenere o meno all'Impero francese attraverso i referendum sull'indipendenza, la scelta è solo di facciata. In primo luogo, il problema dell'affluenza alle urne non va trascurato e suscita molti interrogativi e indignazione, come nel caso di Kanaky con il congelamento dell'elettorato.[9] Inoltre, la Francia ha sottratto molte risorse ai territori colonizzati, in cambio di scarsi investimenti nelle infrastrutture e nella rete di sicurezza sociale. Per molte colonie, e soprattutto per le loro élite politiche ed economiche, il rifiuto dell'Impero significava la perdita dei pochi vantaggi di cui disponevano e la retrocessione a una situazione di sfruttamento e miseria che rischiava di essere ancora più intensa, come nel caso dell'adesione di Mayotte alle Comore senza compensazione.[10] Il sistema dei referendum sull'indipendenza, se non è sostenuto da un rimborso corrispondente all'estorsione sistematica delle risorse delle colonie, è quindi ingiusto e serve solo a mantenere la politica imperialista legittimando l'occupazione.

La GISO ribadisce quindi il suo sostegno incondizionato e la sua solidarietà nella lotta di tutte le persone abitanti i territori colonizzati contro i (neo)colonizzatori. La GISO chiede quindi:

  • La cancellazione di tutti i debiti coloniali e la restituzione alla popolazione colonizzata di una somma finanziaria equivalente a ciò che è stato loro sottratto attraverso i meccanismi dello scambio ineguale e dello sfruttamento imperialista, in modo che possano prendere una decisione consapevole sul loro futuro.
  • Che venga indetto un referendum sull'autodeterminazione in tutte le colonie francesi e che venga concesso il diritto di voto a tutt*, tranne che ai coloni.

[1] https://www.humanite.fr/politique/colonialisme/letat-francais-na-rien-appris-de-lhistoire-en-kanaky-la-deportation-de-sept-independantistes-ravive-la-revolte

[2] https://www.liberation.fr/economie/social/en-martinique-les-manifestations-contre-la-vie-chere-et-les-blocages-de-supermarches-se-multiplient-20240912_FIDK37MPH5GXTCPZKGNKXFO3IY/

[3] https://www.monde-diplomatique.fr/telex/2024-12-France-Afrique-le-naufrage

[4] https://www.liberation.fr/politique/si-cetait-pas-la-france-vous-seriez-10-000-fois-plus-dans-la-merde-les-propos-de-macron-a-mayotte-ne-passent-pas-20241220_TFRN3C54CJA6VE36Q7BO6MG7II/

[5] Bantigny, L., Deluermoz, Q., Gobille, B., Jeanpierre, L. et Palieraki, E. (2023). Une histoire globale des révolutions. https://doi.org/10.3917/dec.banti.2023.02.

[6] https://www.axl.cefan.ulaval.ca/afrique/mayotte-1994-resolut-ONU.htm

[7] Anthony Goreau-Ponceaud, «Mayotte : État d’exception et colonialité du pouvoir »,

mshbordeaux.hypotheses, online (25.03.2024), https://mshbordeaux.hypotheses.org/8239

[8] https://www.liberation.fr/politique/outre-mer-quand-les-politiques-ont-un-peu-de-mal-avec-leur-geographie-20241220_EUWFTFMOYRFEDIP6GW3U6E4EPM/

[9] https://www.revolutionpermanente.fr/Pourquoi-le-vote-du-degel-du-corps-electoral-a-fait-exploser-la-colere-du-peuple-kanak

[10] https://www.mediapart.fr/journal/france/280423/mayotte-chronique-d-une-colonisation-consentie