Lavorare per vivere e non vivere per lavorare

23.05.2022

Presa di posizione della GISO Svizzera approvata dell’assemblea de* delegat* del 30 aprile 2022 (La Roche, FR)


1. Cosa è il lavoro?

Il lavoro è la base della nostra vita nella società e di tutta la produzione di
valore. Nel sistema neoliberale attuale, il termine lavoro è definito in modo
molto stretto. Per lavoro si intendono generalmente le ore quotidiane che molt*
di noi passano lavorando come impiegat* in un'azienda, ovvero il lavoro salariato.Tuttavia, ci sono alcune persone lavoratrici che non rientrano in questo quadro tipico, ovvero quelle assunte temporaneamente, a ore, su chiamata, su mandato o su piattaforme digitali. In realtà, il lavoro non è solo lavoro salariato: la maggior parte del lavoro non è retribuito. Da solo, il lavoro di cura svolto nella sfera privata supera il volume totale del lavoro retribuito in Svizzera (1)

Per lavoro di cura, la GISO intende qualsiasi attività di cura delle altre
persone (assistenza ai bambini, lavoro sanitario, ecc.). Questo lavoro è
fondamentale per il funzionamento della società e permette a tutte le persone di svolgere il proprio lavoro salariato. Se nessun* crescesse bambin*, preparasse i pasti, si prendesse cura delle persone anziane e facesse i lavori domestici, la nostra società non sarebbe in grado di sostenersi. Affinché la nostra definizione mantenga una certa precisione, e quindi rilevanza politica, consideriamo il riposo personale nel tempo libero come lavoro di cura non retribuito solo in certe condizioni, cioè quando serve a rigenerarsi per poter assumere il proprio ruolo nella società. Quando serve ad acquisire nuove competenze per uso personale o quando l'attività non ha alcuno scopo, in questo articolo non lo considereremo come lavoro di cura non retribuito. Va notato, tuttavia, che alcuni approcci di ricerca includono anche queste attività nella loro definizione.

Il lavoro utile alla società non si limita al lavoro di cura: ogni anno vengono
svolte innumerevoli ore di volontariato nelle associazioni, così come attività
politiche, che sono generalmente non pagate (o mal pagate).

Queste sfaccettature del lavoro ci mostrano quanto sia importante definire
chiaramente il termine. In questo documento, con il termine lavoro intenderemo
tutte le attività coscienti svolte con lo scopo di soddisfare un bisogno della
società o di un* individu*. Si differenzia dalle altre attività sociali siccome
è principalmente orientata e strutturata dallo scambio.
Il lavoro non è necessariamente un’attività svolta controvoglia, e una
determinata attività non è necessariamente sempre lavoro. Per esempio, si può cucinare per soddisfare un proprio bisogno, o la cucina può assumere la forma di lavoro di cura se si svolge per altre persone, o può essere un lavoro salariato per chi lavora in un ristorante.

Tra tutti i tipi di lavoro, quello salariato è l'unico che riceve una contropartita universalmente scambiabile e che permette l'acquisto del prodotto del lavoro altrui. Ciò rende il lavoro salariato particolarmente rilevante nel sistema economico capitalista.

2. Il lavoro nel contesto capitalista

Il lavoro salariato e i suoi fondamenti

Una delle caratteristiche principali del sistema capitalista è la proprietà
privata dei mezzi di produzione. Ciò significa che le imprese, le macchine e gli
strumenti utilizzati per la produzione sono nelle mani di poche persone. Di conseguenza, la maggioranza della popolazione è obbligata a vendere la sua forza lavoro a* capitalist* per potersi mantenere. In cambio, le persone lavoratrici ricevono un salario: questo è il lavoro salariato.

Tuttavia, come sottolinea Marx(2), nel sistema capitalista, le persone
lavoratrici non sono pagate equamente rispetto al valore che creano attraverso
il lavoro, ma solo in una parte sufficiente a garantire la riproduzione della
loro forza lavoro (cibo, alloggio, ecc.), in modo che possano svolgere lo stesso
lavoro il giorno successivo. Il resto del valore prodotto viene appropriato da
chi possiede i mezzi di produzione: questa parte è definita come plusvalore. Le
persone che lavorano trascorrono quindi una parte della giornata lavorando
gratuitamente per capitalist*: ciò è definito con il termine di pluslavoro. Più
lungo è il tempo di lavoro, maggiore sarà la quota di pluslavoro, e quindi di
profitto. Il salario pagato alla fine del mese viene presentato come una equa
retribuzione del lavoro svolto, mentre è in realtà solo una parte di esso.

Su queste basi, si può dire che il lavoro salariato è un rapporto di
sfruttamento. Salario e plusvalore sono quindi parti del valore creato tramite
il lavoro salariato. Perciò, più il salario sarà alto, minore sarà il
plusvalore, e viceversa. È qui che nasce la contraddizione tra capitale e
lavoro. Infatti, il lavoro salariato non è solo un rapporto di sfruttamento, ma
anche un rapporto di potere tra capitalist* e classe lavoratrice.

Tuttavia, non si tratta di una lotta simmetrica: chi detiene i mezzi di
produzione ha vari mezzi per ricattare la classe lavoratrice, tra cui il
licenziamento. Questo tipo di ricatto è possibile siccome esiste un eccesso di
forza lavoro. Questa eccedenza di forza lavoro è soprattutto dovuta agli
investimenti in capitale fisso (beni durevoli come, ad esempio, macchinari ed
impianti produttivi), che grazie all’aumento della produttività causano un calo
della forza lavoro necessaria per la medesima produzione. Di conseguenza, le
persone lavoratrici si trovano a competere tra di loro sul mercato del lavoro
per ottenere un posto, il che permette a* capitalist* di esercitare pressione al
ribasso sulle condizioni di lavoro. Ciò ci permette di comprendere come sia
nell'interesse della classe capitalista mantenere un determinato livello di
disoccupazione.

Infine, il lavoro salariato è sinonimo di alienazione(3). Chi lavora produce
merci destinate ad altre persone, non per soddisfare i propri bisogni ma per
ottenere il denaro sufficiente. È soprattutto nel contesto di questo tipo di
ingiustizie che nascono i primi movimenti della classe lavoratrice all'inizio
del XIX secolo. I loro obbiettivi, che rimangono attualo, erano la fine della
concorrenza tra persone lavoratrici ed il superamento del capitalismo.

Perciò, una caratteristica fondamentale del sistema capitalista è la produzione
di plusvalore e quindi lo sfruttamento del lavoro salariato, così come di quello
non retribuito e della natura, che viene considerata come una risorsa
rinnovabile. Lo sfruttamento del lavoro salariato è quindi unicamente la punta
dell’iceberg. Le teorie e definizioni che abbiamo presentato in questa sezione
sono tipiche della teoria della sussistenza della Scuola di Bielefeld e sono una
delle possibili basi per una critica sociale femminista.

Oppressione delle donne (4)

Nella sezione precedente abbiamo sottolineato come il salario corrisponda
all’importo necessario per permettere la riproduzione della forza lavoro.
Abbiamo anche accennato al fatto che questo lavoro non è retribuito. Inoltre,
questo lavoro è svolto per il 61,1% da donne.(5) Perciò, acquistando la forza
lavoro di una persona, chi detiene i mezzi di produzione si appropria anche del valore del lavoro di cura non retribuito.

Come è stato sottolineato da Silvia Federici(6), la costruzione di un nuovo
ordine patriarcale che poneva le donne al servizio della forza lavoro maschile è
stato uno degli aspetti essenziali del primo sviluppo capitalista. La creazione
di una divisione sessuale del lavoro e la svalutazione della posizione sociale
delle donne hanno permesso al capitalismo di estendere la parte della giornata
lavorativa che non viene pagata. Perciò, il lavoro salariato è anche basato
sull’oppressione delle donne. Il lavoro di cura non retribuito è quindi
essenziale per il funzionamento della società nel suo insieme. Tuttavia, nel
sistema capitalista, questo lavoro viene continuamente “naturalizzato”(7),
svalutato e reso poco visibile(8).

Infine, nell'ultima metà di secolo, le donne sono state ampiamente integrate
nella forza lavoro. Anche in questo caso, le donne sono strutturalmente
discriminate. In Svizzera, per esempio, le donne guadagnano in media il 19% in
meno dei loro colleghi maschi(9). Di questa differenza salariale, il 44,3% è
"non spiegabile" e il 55,7% è “spiegabile”(10). La parte “non spiegabile” è
direttamente dovuta al sessismo contro le donne, che sono pagate meno dei loro colleghi maschi per lo stesso lavoro. Ma, contrariamente a quanto sostiene il discorso borghese dominante, la parte spiegabile di questa differenza è anche dovuta alla discriminazione, siccome è essenzialmente dovuta al fatto che i lavori tipicamente femminili, come l'assistenza all’infanzia o l'insegnamento, sono generalmente pagati meno dei lavori tipicamente maschili. Questa differenza è sistemica, poiché la storia ha ripetutamente dimostrato che i salari in determinati settori sono diminuiti non appena sono diventati tipicamente femminili e viceversa.

Anche se la discriminazione salariale penalizza maggiormente le donne, la
maggior parte della differenza di reddito tra uomini e donne non deriva dalla
differenza di salario, ma dal fatto che le donne, a causa del pesante onere del
lavoro di cura non retribuito, hanno maggiori probabilità di lavorare a tempo
parziale, e quindi di guadagnare meno. La discriminazione salariale può anche
essere un fattore quando una coppia composta da un uomo e una donna deve
decidere chi si assumerà la maggior parte del lavoro di cura: se il partner
maschile guadagna di più, sarà economicamente più vantaggioso che la donna
rinunci a parte del suo stipendio per essere in grado di assumersi il doppio
carico di lavoro retribuito e non retribuito. Il reddito totale delle donne è di
108 milioni di franchi inferiore a quello degli uomini, a causa della
discriminazione salariale e del lavoro di cura non retribuito.

Sfruttamento del Sud Globale (11)

Oltre alla divisione sessuale del lavoro, esiste una divisione internazionale
del lavoro. Le basi della divisione internazionale del lavoro derivano dal
commercio triangolare tra Africa, America ed Europa a partire dal XVII secolo.
Suggerendo che la divisione internazionale del lavoro permetterebbe una forma di complementarità spontanea tra i paesi, la teoria liberale del vantaggio comparato di Ricardo - che postula che ogni paese si specializza nelle aree in cui è relativamente più produttivo - mistifica completamente le relazioni asimmetriche e dominanti tra Nord e Sud globale.

In effetti, il colonialismo e in seguito l'imperialismo hanno portato a una
specializzazione forzata dei paesi del Sud globale nell'estrazione e nella
coltivazione di materie prime, con un massiccio ricorso alla schiavitù e al
lavoro forzato. Questo ha portato ad una classica divisione internazionale del
lavoro che è durata fino agli anni '70, con un mondo diviso in due blocchi: da
un lato il Nord Globale, con una forza lavoro qualificata ed un settore
manufatturiero sviluppato, e dall'altro un Sud Globale specializzato
nell'estrazione di materie prime tramite forza lavoro non qualificata. Anche se
un certo numero di paesi del Sud globale sono ora industrializzati o lo stanno
diventando, le condizioni di lavoro rimangono estremamente precarie, sia in
termini di rischi per la salute e la vita, che di orario di lavoro o di salario.
Inoltre, le violazioni dei diritti umani sul posto di lavoro sono molto
frequenti. Il nostro attuale sistema economico si basa quindi anche sullo
sfruttamento dei lavoratori del Sud del mondo.

3. I rapporti di lavoro in Svizzera

La svolta neoliberale

Durante il XIX secolo e fino alla metà del XX secolo, le lotte sindacali globali
hanno sempre assicurato che almeno una parte dei miglioramenti della
produttività fosse trasferita ai lavoratori, attraverso salari più alti o orari
di lavoro più brevi. A quel tempo, il salario di un lavoro a tempo pieno era
spesso sufficiente a sfamare un'intera famiglia (modello “breadwinner”). Ciò
implicava anche una divisione del lavoro relativamente rigida all'interno della
famiglia: gli uomini svolgevano il lavoro retribuito e le donne il lavoro di
cura non retribuito. Questo ha portato alla dipendenza economica delle donne dai loro partner.

Negli ultimi decenni, l'organizzazione della classe lavoratrice in Svizzera è
cambiata drasticamente. Dopo la caduta dell'URSS, il dogma dell'assenza di
un'alternativa al capitalismo è stato ampiamente diffuso. Da allora, sempre meno concessioni sono state fatte alle persone lavoratrici, mentre il capitale è passato all'offensiva. Allo stesso tempo, la crescita economica nel Nord globale è rallentata, e il capitale ha fatto ricorso alla riduzione della quota di reddito dei lavoratori per continuare a fare profitti. Questo è stato l'inizio della svolta liberale, sostenuta e persino spinta dalla sinistra in molti paesi. Le leggi, le garanzie sociali e la protezione dei diritti della classe lavoratrice sono stati smantellati e molti settori economici sono stati privatizzati. Il 99% è quindi sempre più sotto pressione e costretto ad accettare condizioni di lavoro scadenti.

La parte perfida del neoliberalismo è che non si limita alla sfera economica in
senso stretto, ma permea tutta la società. Il dogma liberale, secondo il quale
una politica a favore delle persone ricche e una maggiore concorrenza sarebbero cose buone, ha preso piede anche nel senso comune del 99%. Inoltre, il neoliberismo è anche riuscito a cooptare i movimenti progressisti verso i propri scopi, dirottando l'ascesa dei movimenti femministi e la rivolta delle donne contro la divisione sessuale del lavoro. Mentre in passato il salario del capofamiglia maschio era sufficiente, la svolta neoliberale ha reso necessario lo svolgimento di un’attività lavorativa per entrambe le persone genitrici. Le donne continuano anche oggi a guadagnare molto meno degli uomini e devono ancora fare la maggior parte del lavoro di cura non pagato.

Gli effetti della globalizzazione

L'aumento del numero di donne nel mercato del lavoro retribuito ha portato ad un maggiore offerta di forza lavoro per un minor numero di posti, il che ha causato un calo dei salari. In modo simile, il capitale è stato in grado di volgere la crescente globalizzazione a suo vantaggio. Con la crescente mobilità del capitale, la classe lavoratrice si trova a competere a livello internazionale, siccome le sedi aziendali e i posti di lavoro possono essere facilmente
trasferirti in un altro paese, se necessario. Non sono solo le persone lavoratrici ad essere in competizione, ma interi stati che adattano le loro leggi ai desideri del capitale. Le prestazioni sociali continuano ad essere ridotte su iniziativa dei partiti della destra borghese a causa delle perdite dovute alla concorrenza fiscale tra gli Stati, e anche il diritto del lavoro viene costantemente indebolito per paura della perdita di posti di lavoro.

A questo proposito, è importante sottolineare che i costi del lavoro in altri
paesi sono molto più bassi che in Svizzera, tanto che la maggioranza dei posti
di lavoro industriali è scomparsa da tempo nel nostro paese. Chiunque voglia
produrre scarpe a buon mercato lo farà in Asia o nell'Europa dell'Est, e per
queste aziende non fa differenza se il salario orario in Svizzera aumenta o
diminuisce di due franchi. I paesi ricchi come la Svizzera si stanno sempre più
sviluppando in una società di servizi, siccome a differenza del settore
manufatturiero, i servizi devono spesso essere forniti nel luogo dove vengono
consumati. In Europa si può comprare una scarpa fatta in Cina, ma non un taglio
di capelli. Se un determinato posto di lavoro può essere trasferito all'estero,
solitamente è già avvenuto. Se determinate professioni si trovano ancora in
Svizzera, è perché un trasferimento non è possibile o non è desiderato, siccome
l'alto livello di istruzione e le buone infrastrutture svizzere sono ritenute
più importanti per le aziende rispetto ai bassi costi del lavoro. Poiché le
professioni nel settore dei servizi non possono essere trasferite all'estero, si
sceglie spesso la strada opposta, ovvero l’assunzione di persone migranti. Ciò
può essere notato chiaramente nel settore della ristorazione, nelle professioni
di assistenza e soprattutto nell'assistenza 24 ore su 24 nelle case private. In
questo settore si sono sviluppate le catene di cura, liberando le donne dei
paesi ricchi dal doppio carico del lavoro di cura e del lavoro retribuito a
spese delle donne migranti. Ogni anno, migliaia di migranti dalla Spagna, dalla
Francia o dalla Polonia vengono assunte nel settore del lavoro di cura, attratte
da migliori prospettive salariali. Il vuoto nel settore dell'assistenza in
Polonia è quindi riempito da migranti del lavoro di cura provenienti
dall039;Europa dell'est. La crisi dell'assistenza viene così sistematicamente
trasferita ai paesi più poveri in fondo alla gerarchia capitalista. Per molte di
queste donne, il diritto del lavoro svizzero non è applicato, e i loro salari e
le loro condizioni di lavoro sono miserabili. I permessi di soggiorno sono
strettamente legati al lavoro, e spesso sono validi solo per pochi mesi,
rendendo le persone che migrano ancora più vulnerabili allo sfruttamento.

La competizione interna alla classe lavoratrice nel contesto della
globalizzazione, e in particolare l’ascesa di individualismo e competizione, ha
portato a un significativo indebolimento dei sindacati e a un declino delle
persone iscritte ad essi negli ultimi decenni. I sindacati permettono alla
classe lavoratrice di organizzarsi insieme per lottare per migliori condizioni
di lavoro. Una classe lavoratrice organizzata è più difficile da dividere, e può
quindi fare pressione collettiva per ottenere migliori condizioni di lavoro.

L'organizzazione sindacale è sempre stata particolarmente forte nelle
occupazioni industriali classiche, cioè soprattutto in quelle industrie che
hanno perso molta importanza in Svizzera. Organizzarsi nel settore dei servizi è
molto più difficile. Una ragione di ciò è che la chiara linea di demarcazione
tra lavoro e capitale è molto più visibile e percepibile nelle fabbriche che nel
settore dei servizi, dove c'è spesso una certa solidarietà tra clienti e
dipendenti. È più facile organizzar uno sciopero in un cantiere che negare le
cure a persone vulnerabili in un ospedale

I lavori di cura e la malattia dei costi

Tuttavia, le professioni sanitarie hanno diversi motivi per scioperare. Questo è
il risultato di sviluppi che hanno guadagnato slancio negli ultimi anni. Da un
lato, il bisogno di servizi di assistenza a pagamento sta aumentando, perché
sempre meno lavoro di assistenza è fatto in privato. D'altra parte, il bisogno
di servizi di assistenza sta aumentando, anche perché l'aspettativa di vita
della popolazione è aumentata. Inoltre, è sempre più difficile conciliare la
cura privata con il lavoro retribuito, visto che le donne lavorano sempre di
più, e gli uomini svolgano molto meno lavoro di cura. Allo stesso modo, quando i
redditi diminuiscono o a causa di riduzioni delle prestazioni dello stato
sociale, il lavoro di cura viene spesso trasferito nella sfera privata.

A questo si aggiunge il fenomeno della "malattia dei costi": mentre la
produzione di beni sta diventando più efficiente e necessita meno forza lavoro
grazie al progresso tecnologico, i lavori di cura indirizzati alle persone
spesso non si possono rendere più efficienti. Si possono costruire auto più
velocemente, ma non ci si può prendere cura di qualcuno in modo più veloce. Il
risultato è che la produzione di beni diventa sempre più economica e i servizi
diventano proporzionalmente più cari. Il capitalismo può rispondere solo con due pseudo-soluzioni: o i servizi diventano più costosi, o le condizioni di lavoro e i salari deteriorano. Oggi, purtroppo, stanno accadendo entrambe le cose.

Lavori intellettuali e conseguenze della digitalizzazione

Oltre al settore dei servizi, una quota crescente della creazione di valore è
quella proveniente dalle industrie basate sulla conoscenza, come le aziende
farmaceutiche, quelle tecnologiche e tutte quelle relative al capitalismo delle
piattaforme. Quest’ultime in particolare, come Google, Uber o Amazon, sono una risposta diretta alla digitalizzazione e all'appiattimento della crescita economica dagli anni 70. L'obiettivo non è più solo quello di privatizzare i profitti, ma di privatizzare il mercato stesso. I profitti di queste piattaforme sono generati dalla tassazione delle persone o delle piccole imprese che offrono i loro servizi su queste piattaforme. Questa pseudo-indipendenza significa spesso che il tradizionale diritto del lavoro non si applica più. Ciò si traduce in salari precari e nell'assenza di contributi sociali.La crescita della Gig Economy sta anche portando a un maggior numero di lavori spontanei o su chiamata, il che rende difficile pianificare gli orari di lavoro.

Inoltre, l'aumento dei meccanismi di sorveglianza si sta diffondendo nel mondo
del lavoro da parte dei giganti della tecnologia e l'aumento della
digitalizzazione. Collegh* si valutano e si controllano a vicenda e il lavoro è
soggetto a un controllo rigoroso. Questo aumenta ulteriormente la pressione e la tendenza all'individualismo, che spesso porta al burn-out. Anche la maggiore compartimentazione del lavoro(12), dovuta all'obbligo di essere sempre disponibile e al telelavoro, gioca un ruolo rilevante.

Inoltre, la digitalizzazione del mondo del lavoro sta portando a una rapida
trasformazione delle professioni. Sia chiaro: ciò non significa che tutti i
posti di lavoro scompariranno, come la borghesia vorrebbe spesso farci credere. Tuttavia, è ragionevole supporre che la digitalizzazione stia portando alla scomparsa di lavori mediamente qualificati e a un'evoluzione più rapida dei profili professionali. È quindi tanto più necessario creare e sviluppare a modalità di formazione iniziale e permanente che siano accessibili.

Come risultato di tutti questi cambiamenti, ci troviamo di fronte a un mondo di
lavoro salariato in cui il lavoro precario è in aumento e la protezione sociale
si sta deteriorando. Questo è dovuto in parte allo smantellamento sociale, e in
parte al fatto che le prestazioni sociali legate al lavoro salariato continuano
a presupporre situazioni occupazionali standard, e non tengono sufficientemente conto dei percorsi di carriera atipici e delle situazioni occupazionali particolari. Le persone giovani, in particolare, sono spesso costrette a svolgere stage mal pagati o non pagati all'inizio della loro carriera, mentre una persona oltre i 50 anni, se perde il lavoro, non ha quasi nessuna possibilità di trovarne un altro. Tutto ciò ha portato ad un aumento dell'insicurezza e della paura della classe lavoratrice e ci ha spinto in un circolo vizioso di peggioramento delle condizioni di lavoro. Gli aumenti di produttività non vanno quasi mai a beneficio della classe lavoratrice, il potere d'acquisto del 99% è stagnante, i salari nei settori a basso reddito sono
diminuiti negli ultimi anni, mentre i salari alti si impennano e i redditi da capitale esplodono(13).

Questi sviluppi degli ultimi decenni hanno anche conseguenze per le aree di
lavoro non commercializzate. Dalla svolta neoliberale, sono soprattutto le
persone meno privilegiate a ritirarsi sempre più dal lavoro politico e dal
volontariato. Allo stesso tempo, l'onere del lavoro di cura non retribuito sta
aumentando, soprattutto per le persone con basso reddito, perché il lavoro si è
spostato dalla sfera retribuita a quella non retribuita. Inoltre, l’idea di
"lavorare su sé stessi" è anche in crescita a causa della diffusione del dogma
neoliberale dello sviluppo personale(14).

4. Il ruolo sociale del lavoro

Quando si parla di lavoro e del suo ruolo sociale, è importante non ridurre il
lavoro alla sua forma salariata o, più in generale, alle forme che assume in un
contesto capitalista. Se il lavoro all'interno del capitalismo è sinonimo di
sfruttamento, alienazione, competizione e dominazione per le donne e il Sud
globale, lo stesso lavoro può effettivamente giocare un ruolo sociale centrale.
Il lavoro è un mezzo per le persone per affermarsi, per soddisfare i propri
desideri, per svilupparsi fisicamente e intellettualmente e per interagire con
l’ambiente. Prendiamo l'esempio delle persone pensionate: esse continuano spesso a lavorare dopo il pensionamento, sia che si tratti di curare il loro giardino o di iniziare nuovi hobby come la ceramica o la fabbricazione di mobili. Queste attività non costringono a vendere la forza lavoro e permettono loro di prendere parte alla società in modo indipendente. Il lavoro non è quindi qualcosa di negativo in sé, né qualcosa da desiderare, ma un'attività sociale e umana centrale, che ha semplicemente bisogno di essere liberata dal giogo capitalista.

5. La nostra visione socialista

Come socialist*, crediamo che il benessere debba appartenere alle persone che lo hanno creato. Questo deve iniziare ora, con migliori condizioni di lavoro e un massiccio aumento dei salari e dello stato sociale. L'azione è particolarmente necessaria nei settori a basso salario, che impiegano molte donne e persone migranti. I futuri guadagni di produttività dovranno essere a beneficio del 99%, per esempio attraverso salari più alti o orari di lavoro più brevi. A lungo termine, preferiamo la seconda opzione, poiché l'economia e la produzione non potranno crescere all'infinito su un pianeta con risorse finite. Inoltre, una riduzione del tempo di lavoro salariato lascia finalmente più tempo per il lavoro non retribuito. A lungo termine, abbiamo bisogno di un mondo in cui tutte le forme di lavoro abbiano lo stesso peso e riconoscimento. Come dice la "prospettiva 4-in-1" di Frigga Haug, ognuno dovrebbe poter disporre di quattro ore al giorno per il lavoro politico, quattro ore per il lavoro personale,
quattro ore per il lavoro di cura e quattro ore per il lavoro salariato. Ciò non deve essere una regola rigida, ma piuttosto una bussola. Ciò che è importante è che tutte le forme di lavoro siano valutate allo stesso modo, e che il lavoro retribuito e non retribuito siano distribuiti equamente. Le diverse aree di lavoro devono essere organizzate in modo completamente diverso da oggi, e in modo molto più democratico. Per questo ognuno deve avere più tempo per il lavoro politico.

La questione di cosa produrre deve essere risolta principalmente attraverso una
pianificazione democratica. I prezzi dei beni di consumo dovranno essere
adeguati per garantire buone condizioni di lavoro. Inoltre, un certo margine di
manovra al di fuori della pianificazione deve essere mantenuto per permettere
l'innovazione privata e l'autodeterminazione delle attività.

La proprietà collettiva dei mezzi di produzione dovrà diventare la regola in
futuro, siccome darebbe alle persone un potere effettivo sull'economia e quindi
sul lavoro che svolgono. Tutti i servizi che coprono le necessità di base come
l'alloggio, la salute, l'educazione, la produzione di cibo e il lavoro di cura
dovranno appartenere ai servizi pubblici. Una parte sostanziale della produzione
dovrà essere organizzata in cooperative, cioè in imprese di proprietà collettiva
della classe lavoratrice. Il livello di pianificazione e di controllo democratico dovrà essere deciso caso per caso. L'obiettivo è quello di applicare la massima democratica secondo cui le persone dovrebbero avere il diritto di partecipare a tutte le decisioni che le riguardano.

Oltre ai settori economici organizzati dallo Stato o dalle cooperative, sono
possibili anche piccole imprese private che producono al di fuori del processo
di pianificazione. Tuttavia, dovrebbero sempre rispettare i principi della
democrazia economica e non contraddire le linee guida fondamentali della
pianificazione.

Oltre ai cambiamenti fondamentali rappresentati dalla pianificazione
dell'economia e dalla proprietà collettiva dei mezzi di produzione, è ancora
necessaria una regolamentazione rigorosa delle condizioni di lavoro e
dell'economia nel suo insieme.

Il lavoro retribuito deve essere un diritto per tutt*. Tuttavia, questa garanzia di occupazione non significa che le persone debbano essere costrette a un lavoro retribuito. Al contrario: per porre fine all'attuale obbligo implicito di lavorare, un comodo reddito di base deve essere messo a disposizione di tutte le persone che non hanno un reddito derivato dal lavoro salariato. Pensiamo in particolare alle persone che svolgono altre forme di lavoro (ad esempio, il lavoro di assistenza), che non si sentono in grado di lavorare, o che sono in formazione. Questo reddito di base dovrebbe essere ad un livello tale da rendere possibile la "prospettiva 4-in-1" spiegata sopra. L'obiettivo è combattere la sopravvalutazione del lavoro salariato rispetto ad altri tipi di lavoro.

6. Rivendicazioni

In vista della transizione verso una società socialista, la GISO presenta le
seguenti rivendicazioni per un lavoro dignitoso per tutt*:

Un forte diritto del lavoro più forte, ora!!

  • Il diritto a disconnettersi(15)
  • Divieto degli stage obbligatori precedenti l’apprendistato
  • Salario minimo per persone tirocinanti e durata massima di un anno per gli
    stage
  • Divieto di lavoro su chiamata senza un salario minimo mensile fisso e un
    tempo di lavoro minimo garantito
  • La percentuale minima di posti di lavoro permanenti in ogni azienda deve essere sancita dalla legge

I frutti del lavoro alla classe lavoratrice!

  • Salario minimo di 5'000 franchi
  • Almeno 6 settimane di vacanza per tutt*
  • Divario salariale massimo di 1:5 in qualsiasi azienda
  • Quota massima di redditi da capitale pari al 20%, mentre tutto il resto
    del profitto deve essere trasferito alla classe lavoratrice

I frutti del lavoro alla classe lavoratrice!

  • Salario minimo mensile di 5'000 franchi
  • Almeno 6 settimane di vacanza per tutt*
  • Divario salariale massimo di 1:5 in qualsiasi azienda
  • Quota massima di redditi da capitale pari al 20%, mentre tutto il resto
    del profitto deve essere trasferito alla classe lavoratrice
  • Estensione del fondo pubblico di assicurazione contro gli infortuni in tutti i lavori e alle malattie psichiche.

Per una vera democrazia con potere e decisioni nelle mani
del 99%!

  • Le imprese private con più di 20 dipendenti devono essere organizzate
    democraticamente, le persone dipendenti nelle società a responsabilità
    limitata devono avere almeno il 50% dei voti nelle assemblee aziendali
  • Diritto di prelazione per le persone dipendenti nelle vendite aziendali
  • Diritto di sciopero illimitato

Per una rivalutazione del lavoro non retribuito e una
protezione sociale incondizionata!

  • Misure globali per una società femminista, al fine di distribuire più
    equamente il lavoro di cura non retribuito. (Vedi presa di posizione sul
    femminismo della GISO Svizzera).
  • Settimana lavorativa di 25 ore a paga invariata
  • Diritto al lavoro a tempo parziale per tutt*
  • Introduzione di una pensione popolare che copre tutte le forme di lavoro
  • Garanzia di piena occupazione
  • Reddito di base garantito per tutt*, piuttosto che rimbalzare le persone
    da uno schema di assicurazione contro la perdita di reddito ad un altro
  • Diritto all'istruzione gratuita, compresa la formazione continua
  • Assicurazione sociale in tutte le situazioni di lavoro, anche per chi lavora nell'economia delle piattaforme e per i falsi lavori autonomi

Contro le discriminazioni, in Svizzera e Ovunque!

  • Inversione dell'onere della prova in caso di discriminazione salariale,
    controlli regolari da parte di un'autorità indipendente e sanzioni in caso
    di discriminazione
  • Trasparenza dei salari
  • Stessi diritti per tutt* a parità di professione, migranti compres*
  • Standard minimi per le condizioni di lavoro nella produzione dei beni di
    importazione

Note a piè di pagina(1)Cf. Swissinfo 2021, URL: https://www.swissinfo.ch/ger/gender-bilanz-der-
pandemie--noch-eine-generation-laenger-bis-zur-gleichstellung-gender-gap-care-
arbeit-equal-pay frauen/46741028#:~:text=Care%2DArbeit%20in%20Zahlen,7%2C9%20Milliarden%20Stunden
-). (consultato il 08.04.2022).

(2)Marx, Karl, Il Capitale, vol. I, cap. VI, Capitale costante e capitale
variabile

(3)MARX Karl, Manoscritti economico-filosofici del 1844

(4)Questo documento usa deliberatamente il termine "donne" e non usa
l'abbreviazione FLINTA. Ciò è dovuto alla mancanza di dati statistici sulle
persone trans, inter, agender e non-binarie, che rende impossibile fare
affermazioni definitive sulla loro oppressione sul posto di lavoro. Questa
mancanza di dati statistici è estremamente problematica e mostra quanto siano
trascurate queste identità. Tuttavia, sarebbe problematico sostituire "donne"
con FLINTA, poiché non è chiaro se tutte le identità sono discriminate allo
stesso modo. Sarebbe una forma semplicistica ed errata di inclusione.

(5)Cf. SSP, https://vpod.ch/themen/gleichstellung/care-arbeit/ (consultato il
09.04.2021).

(6)FEDERICI Silvia, Calibano e la Strega, Le donne, il corpo e l’accumulazione
originaria.

(7)Con naturalizzazione del lavoro di cura significa la tendenza a ritenere che
le donne sappiano svolgere i compiti di lavoro di cura in modo innato, senza
bisogno di imparare le competenze perché legate alla natura femminile.

(8)Per ulteriori informazioni su questo argomento, rimandiamo alla presa di
posizione sul lavoro di cura, approvata durante l'AA 2019.

(9)https://www.ebg.admin.ch/ebg/fr/home/themes/travail/egalite-
salariale/bases/chiffres-et-faits.html
(consultato il 09.04.2022)

(10)Cf. OFS 2021, URL: https://www.bfs.admin.ch/bfs/de/home/statistiken/arbeit-
erwerb/loehne-erwerbseinkommen-arbeitskosten/lohnniveau-
schweiz/lohnunterschied.html
(consultato il 09.04.2022)

(11)Per ulteriori informazioni su questo argomento, rimandiamo alla presa di
posizione “Stop allo sfruttamento del Sud globale”, approvata durante l'AD di
novembre 2019.

(12)Con compartimentazione del lavoro si intende la crescente dissoluzione
delle strutture temporali, spaziali e materiali del lavoro salariato. In senso
stretto, ciò è spesso inteso come la dissoluzione dei confini tra il lavoro
retribuito e la vita privata.

(13)https://www.sgb.ch/fileadmin/redaktion/docs/mk-
cp/200706/140d_DL_KS_Verteilungsbericht_2020.pdf

(14)Penny, Laurie, Meat Market: Carne femminile sul banco del capitalismo, pag. 8

(15)https://en.wikipedia.org/wiki/Right_to_disconnect