Per un’AVS solidale – NO alla previdenza vecchiaia 2020!

06.05.2017

Risoluzione approvata durante l'Assemblea de* Delegat* del 6 maggio a Wohlen.

99 anni fa le persone in Svizzera si sono recate in piazza, ponendo così le fondamenta per ciò che si sarebbe rivelata la più grande conquista per la Sinistra elvetica: la conclusione di questa battaglia per un sistema pensionistico solidale e l’introduzione definitiva dell’AVS sarà raggiunta solamente nel 1967. Sotto dirigenza socialdemocratica la pensione è stata ampliata negli anni successivi e difesa dagli attacchi borghesi.

Ma ora l’AVS si ritrova sotto pressione, anche perché i media borghesi trattano la questione da un punto di vista prettamente politico e non economico. Gran parte della Sinistra sembra aver dimenticato che è una questione della volontà politica se ci sono o meno sufficienti soldi per le persone che si sono spaccate la schiena per decenni. Non si prendono neppure in considerazione l’aumento della produttività e quello dei guadagni – miglioramenti di cui i salariati hanno approfittato solo in minima parte.

La GSS non l’ha dimenticato: non abbiamo dimenticato che in Svizzera i ricchi diventano sempre più ricchi e che le imprese fanno sempre maggiori guadagni che distribuiscono ai superricchi tramite dividendi e tassi d’interesse. Tutto ciò mentre la povertà nella vecchiaia e il numero di working poors è in continuo aumento. La GSS non ha neppure dimenticato che l’AVS è stata ottenuta malgrado la Socialdemocrazia non possedesse la maggioranza in parlamento o in governo, ma con la lotta nelle piazze – noi crediamo ancora al potere della protesta.

Siamo pronti a continuare a lottare per ciò – indifferentemente dai rapporti di forza parlamentari. Siamo pronti a difendere la più grande conquista della Sinistra e lottare per un miglioramento della situazione dei salariati.

La riforma della previdenza vecchiaia non rappresenta tale miglioramento e non significa neppure il mantenimento dello status quo. Questa riforma è un taglio alle pensioni! Non prende infatti in considerazione gli sviluppi della società, come palesato dal vergognoso innalzamento dell’età pensionabile per le donne*, una vera e propria presa in giro mascherata da argomentazioni di parità. Nell’epoca della digitalizzazione e del tasso di disoccupazione in crescita soprattutto tra gli over 50enni la richiesta dell’aumento del tempo per il 50% della popolazione - di ciò si tratta – è incoerente e ben poco lungimirante.

La riduzione del tasso di conversione mentre contemporaneamente i contributi per il secondo pilastro aumentano è un atto di sfacciataggine nei confronti di tutti i lavoratori e tutte le lavoratrici, che pagano per permettere alle casse pensioni di intascarsi i profitti speculativi. E ciò quando le casse pensioni sono in crisi da anni e si sono dimostrate totalmente incapaci di garantire il livello delle rendite pensionistiche.

"L’aumento" del plafone massimo dell’AVS dovrebbe compensare tutti questi aspetti negativi e bastare per mettere a tacere la Sinistra; mentre i 70 franchi dovrebbero giustificare la riduzione del tasso di conversione e l’innalzamento dell’IVA. Che questi 70 franchi si raggiungono grazie all’0.3% in più di contributi che i salariati devono contribuire con la loro paga non viene tematizzato, così come il fatto che tutt* noi dovremmo pagare considerevolmente di più nel secondo pilastro. I salari bassi saranno assicurati già dalla somma di 14'000.- CHF e la categoria dai 34 ai 54 anni dovrà pagare l‘1 percento in più nelle casse pensioni – nonostante il tasso di conversione diminuisca.

Questa riforma non basta e di sicuro non rappresenta un rafforzamento dell’AVS secondo la GSS. La riforma della previdenza vecchiaia 2020 non è il risultato di un compromesso, bensì del ricatto borghese.

Per questi motivi la GSS respinge la riforma 2020 e diventa membro del comitato referendario.

Per motivi di risorse la GSS non si assume una quota di firme, ma lascia la libertà alle sezioni di farlo se volessero.