Solidarietà all’Afghanistan

15.11.2021

Risoluzione approvata durante l’assemblea de* delegat* del 14 novembre 2021, Sissach (BL)

I talebani hanno dichiarato la vittoria nell'agosto 2021, poche settimane dopo il ritiro delle truppe americane, con la conquista di Kabul del resto dell’Afghanistan. Ciò è accaduto dopo decenni di conflitti, prima durante la Guerra Fredda e in seguito nella cosiddetta "War on Terror". Gli Stati Uniti e i paesi dell'Europa occidentale erano coinvolti, così come la Cina e l'URSS. Negli anni '80, questo coinvolgimento si è manifestato, per esempio, con la fornitura di armi e sostegno finanziario alle milizie islamiste e antisovietiche da parte degli Stati Uniti. In parte come risultato di questo armamento, i Talebani sono stati in grado di conquistare il potere e stabilire una dittatura islamica e conservatrice. Dopo l'11 settembre, gli Stati Uniti sono intervenuti insieme ad altre cosiddette potenze occidentali con la “War on Terror". L'obiettivo ufficiale dell'intervento statunitense era quello di rafforzare lo stato afgano e portare stabilità e democrazia. Nessuna di queste promesse è stata mantenuta: La presenza militare ha radicalizzato vari gruppi politici, come i talebani, e nonostante la massiccia presenza militare, gli Stati Uniti e i loro alleati non sono riusciti a sconfiggerli. Al contrario: nel 2016, almeno un terzo dell'Afghanistan era già sotto il controllo diretto dei talebani, che nel corso degli anni successivi hanno continuamente esteso i loro territori. Questo spiega anche perché i talebani sono stati in grado di prendere il potere così rapidamente dopo il frettoloso ritiro delle truppe statunitensi. Dopo vent'anni di presunta "State building", l'Afghanistan è stato conquistato dai talebani in poche settimane.

Le scene del ritiro da Kabul hanno fatto il giro del mondo. Migliaia di persone hanno cercato di lasciare il paese, invadendo l’aeroporto. Soprattutto le persone che lavoravano con organizzazioni occidentali, attivist* dei diritti umani e membr* delle minoranze hanno dovuto temere per la loro vita. Nonostante le promesse del contrario all'inizio, anche i diritti delle donne sono stati massicciamente limitati, come per esempio l'accesso all'istruzione.
Questa catastrofe avrebbe potuto essere prevista ed evitata. E anche la Svizzera non è innocente: almeno un aereo militare svizzero è caduto nelle mani dei talebani. Non è chiaro se i talebani si siano impossessati di altro materiale bellico svizzero. Inoltre, la Confederazione, nonostante l’esplicita volontà di diverse città, ha impedito l'ammissione di un numero maggiore di persone provenienti dall'Afghanistan. Le ragioni addotte per giustificare l'impossibilità di farlo erano tutte inconsistenti.

Perciò, la GISO Svizzera chiede:

  • L'ammissione di almeno 10.000 rifugiat* dall'Afghanistan o dai paesi vicini.
  • L’introduzione delle richieste d’asilo tramite le ambasciate. Ciò avrebbe permesso alle persone vulnerabili di lasciare il paese prima dell'escalation.
  • Sostegno finanziario e materiale alle ONG che lavorano per la popolazione civile in Afghanistan, specialmente donne*, gay, minoranze etniche e per rifugiat* nei paesi vicini. Il problema dell’assistenza medica, che risulta essere catastrofica, dovrebbe essere evidenziato in particolare.
  • A medio termine, lo stop di tutte le esportazioni di materiale bellico. A breve termine, la rapida attuazione della modifica della legge sul materiale bellico (controproposta all'iniziativa correttiva).
  • Uno stop alla deportazione delle persone provenienti dall'Afghanistan, la conversione rapida dei permessi F in permessi B e il rilascio senza complicazioni dei permessi B, così come una facilitazione del ricongiungimento familiare.

Per noi è inoltre molto importante che il supporto sul territorio non sia una nuova forma di occupazione colonialista. Il sostegno deve sempre essere emancipatorio e non portare al collasso immediato se viene interrotto. Non deve nemmeno servire come scusa per non accogliere rifugiat* o addirittura per rimandare indietro le persone, come piace fare alla destra.

Per dare più visibilità a queste e altre richieste simili, sosteniamo la manifestazione del 20 novembre e invitiamo tutt* a partecipare.