Legalizzare invece di criminalizzare: per una politica degli stupefacenti moderna!

19.09.2015

Posizione approvata durante l'Assemblea de* delegat* del 19 settembre 2015 a Liestal.

Introduzione

Negli anni novanta la scena aperta della droga in Svizzera scandalizzò l’opinione pubblica e costrinse la Confederazione ad affrontare la tematica tramite il modello dei quattro pilastri. Il collegamento tra prevenzione, terapia, riduzione del danno e repressione fu in tale periodo un grande passo nella giusta direzione e portò con sé buoni risultati. Tuttavia la situazione si è evoluta e le riforme necessarie si fanno attendere.

Di fatto il tema degli stupefacenti è tutt’ora delicato a causa di convinzioni assurde, paure e della visione moralista altamente diffusa che rendono difficile il dibattito. I consumatori di sostanze illegali vengono visti come marci, immorali e conseguentemente anche colpevoli; mentre contemporaneamente gli effetti di alcune sostanze legali (quali l’alcol) vengono banalizzati. La guerra contro le droghe non può avere successo finché non si gestiscono le implicazioni sociali e sanitarie ad esse collegate. Il dibattito viene ostacolato dall’ipocrisia e dalle immagini distorte del mondo politico, a cui troppo spesso manca il coraggio di affrontare il tema per motivi elettorali.

È però importante che la nostra politica degli stupefacenti venga modernizzata su basi di fatti empirici e non soccomba a convinzioni irrazionali e giudizi morali. La guerra contro le droghe è appunto destinata a fallire, se non si inizia a cercare di risolvere i problemi sociali e di salute collegati al consumo di stupefacenti. La GS Svizzera chiede che la Confederazione riconosca finalmente ciò e abbia il coraggio di dedicarsi a una politica degli stupefacenti coraggiosa, che si orienti all’accesso universale alla sanità pubblica, alla sicurezza sociale e ai diritti umani.

Droghe? Dal punto di vista medico

In termini strettamente medici, la droga è una sostanza chimica che influenza l’attività neuronale del corpo umano e che conseguentemente può condizionare pure il fisico e la psiche. Per quanto riguarda l’influenza psichica, si distingue tra stupefacenti con un influsso stimolante, inibitore, oppure modificante della consapevolezza, ossia con effetti diversi sul comportamento di ogni persona. La stessa sostanza può avere conseguenze diverse in base al contesto di impiego: può essere talvolta inibitrice e la volta successiva stimolante. Secondo il DSM-IV, il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, e il ICD-10, la classificazione internazionale delle malattie, una dipendenza è caratterizzata da un utilizzo sproporzionato di una sostanza, seguito da sintomi di astinenza, perdita del controllo sul consumo con tentativi falliti di riprendersi tale controllo, problemi legati al consumo per il soggetto così come la diminuzione di attività sociale del consumatore.

Seppur la maggior parte delle droghe possa portare a una dipendenza, questo non deve necessariamente avvenire. Inoltre una dipendenza non deve per forza essere collegata a una droga: si può essere dipendenti dal sesso, dallo sport, dai videogames, dallo shopping, ecc. Ogni stupefacente possiede il proprio potenziale di dipendenza; esso è relativamente ridotto per quanto riguarda l’alcol e la canapa, mentre è alto per l’eroina, la nicotina e la cocaina. In Svizzera il 5% della popolazione soffre di una dipendenza dall’alcol e il 15% sostiene di avere un’altra forma di alcolismo[1]. Non reagiamo tutti allo stesso modo agli stupefacenti; alcuni sviluppano più rapidamente una dipendenza che altri.

Dal punto di vista giuridico

Gli stupefacenti sono suddivisi in più categorie: droghe in libera vendita, droghe con obbligo di prescrizione e sostanze la cui produzione, vendita e consumo sono vietati. Nonostante le grosse conseguenze della dipendenza dal tabacco, esso viene venduto liberamente in Svizzera, mentre l’eroina e la cocaina – che hanno pure un alto potenziale di dipendenza – sono vietate. La canapa è pure vietata, ma l’alcol è in vendita ovunque. I permessi e i divieti non sono quindi tanto dovuti alle prove scientifiche sulla nocività delle varie sostanze, quanto più spiegabili attraverso la storia svizzera. Nonostante il cancro ai polmoni appartenga per esempio alle cause di morte più diffuse in Svizzera, con l’85% dei casi collegabili al consumo di tabacco[2], la sostanza è in vendita sul mercato, contrariamente alla canapa che è vietata nonostante non sia mai stato provato che il suo consumo possa indurre alla schizofrenia. L’attuale politica proibizionista viene causata da una morale conservatrice e condotta da interessi economici piuttosto che da logiche scientifiche.

Conseguentemente si creano divieti e rispettivi permessi completamente arbitrari. Per noi è chiaro: invece di usare un’invecchiata visione moralista come base per la legislazione, l’aspetto scientifico deve diventare centrale per il divieto e la legalizzazione di sostanze.

La guerra alle droghe Origini

Nell’anno 1971 il presidente americano Richard Nixon dichiarò guerra alle droghe instaurando così una politica proibizionista per la quale la produzione, la distribuzione e/o il consumo di stupefacenti furono vietati.

Essa si caratterizzò da una legislazione particolarmente chiara nei confronti di consumatori e spacciatori e contenne investimenti nell’apparato di repressione (polizia, tribunali) al fine di raggiungere una società libera dalle droghe. Il mondo seguì questa dottrina giuridica sotto il patronato dell’ONU durante il 1961, 1971 e il 1988 con diverse convenzioni sulla politica degli stupefacenti, che influenzarono la legislazione nazionale dei Paesi firmatari rendendola più proibizionista. Per garantire il carattere internazionale della guerra alle droghe, gli Stati Uniti d’America esercitarono più volte pressioni sugli altri Pasi che volevano riorientare la loro politica.

Conclusione

Dopo oltre mezzo secolo di politica sugli stupefacenti internazionale basata sulla repressione e sul divieto, è importante trarne delle conclusioni. La repressione miliardaria – solamente la Drug Enforcement Administration statunitense dispone di 3 miliardi per l’anno 2014 – è efficace? Il consumo globale è diminuito? La rete di produzione, consegna e distribuzione è sparita? Abbiamo raggiunto una società libera dalle droghe?

Il fallimento di questa politica è evidente: nonostante investimenti miliardari e un apparato repressivo che diventa quotidianamente più complesso, il problema degli stupefacenti non è stato risolto. Dagli anni ottanta la produzione di oppio è aumentata del 380%, mentre il prezzo dell’eroina è sceso del 75% dal 1990 e l’accesso è di fatto stato facilitato. L’UNODC -l'ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine- stima che il numero di consumatori sia salito del 18% tra il 2008 e il 2012. Un altro esempio è la Francia, dove, nonostante si sia adottata una politica molto restrittiva per la canapa, si è visto crescerne il consumo dagli anni novanta. Oltre a non funzionare, il proibizionismo e la repressione portano con sé dei riscontri di forte influenza sulla nostra società.

RiscontriArricchimento per organizzazioni criminali

Come è già avvenuto con l’alcol all’inizio del secolo negli Stati Uniti, anche il proibizionismo degli stupefacenti ha creato un mercato estremamente lucrativo, sul quale chiaramente si sono gettate le organizzazione criminali. Nel 2005 il solo commercio di droghe ha di fatto prodotto entrate dal valore di 322 miliardi. Fuori dal controllo statale e libero da tassazioni, questo mercato è pure un’interessante fonte economica per gruppi terroristici, per guerriglie, oppure, nel caso della CIA, per servizi segreti.

Causa per criminalità

Un mercato illegale porta a violenza: le lotte tra i vari cartelli, le gang e la mafia per garantirsi il controllo del commercio degli stupefacenti sono estremamente brutali. Paradossalmente, se la battaglia alle reti di droga ha successo e ne causa la scomparsa, questo a sua volta crea violenze. Infatti, non appena un mercato si libera da un determinato cartello, i commercianti restanti iniziano a battersi per conquistarsi la nuova nicchia.

Inoltre i consumatori stessi, già marginalizzati nella società a causa delle leggi riguardo l’utilizzo, si ritrovano a scivolare sempre maggiormente nella piccola criminalità per assicurarsi il procacciamento della loro dose.

Epidemie e rischi per la salute

La legislazione repressiva causa la marginalizzazione dei consumatori: ciò porta a una maggiore diffusione di epidemie soprattutto nel caso di stupefacenti che vanno assunti per via venosa. Una parte di popolazione già debole si vede esposta a numerose malattie e non può approfittare delle necessarie condizioni per evitare il contagio. Per questo motivo il 37% delle persone che si iniettano droghe in Russia è infetta dal HIV. Il fatto che i prodotti in vendita sul mercato nero non sottostiano ad alcun controllo nasconde già di per sé un rischio per la salute; infatti molti di essi vengono venduti tagliati male e mischiati con altre sostanze. Si è molto sentito parlare dell’eroina tagliata con l’antrace. Rischi di avvelenamenti e overdose sono conseguentemente molto alti.

Guerra contro i poveri

Come in ogni guerra non sono i boss a subire le conseguenze, ma le fasce più deboli, particolarmente spacciatori di strada e corrieri della droga, i quali cercano la via più facile per garantirsi il loro consumo e per salire nella piramide sociale. Quando vengono arrestati il loro posto viene immediatamente preso da qualcuno d’altro, spinto dalla necessità economica.

Allo stesso modo anche i produttori di sostanze stupefacenti, come per esempio i contadini che le coltivano, spesso sono attivi in questo mercato solo per crearsi una base finanziaria per sopravvivere. La distruzione delle loro aree di produzione, intese come i campi e le piantine, porta solo all’ulteriore impoverimento di questo gruppo di popolazione e alla loro sostituzione attraverso un altro gruppo ugualmente disperato. In Svizzera la repressione tocca in modo particolare provenienti dagli strati sociali più poveri e senza valore; in prima linea sono persone senza permesso di soggiorno che non hanno la possibilità di perseguire un lavoro legale. Finché non si garantiscono delle fondamenta adeguate di esistenza per queste donne e uomini, esisterà sempre un’infinità di persone costrette a correre il rischio di qualsiasi pena pur di guadagnare. Così oggigiorno si riempiono le nostre prigioni con individui socialmente indesiderati.

Conclusione

La lotta alle droghe è da una parte inefficiente, mentre dall’altra divora quantità assurde di denaro; miliardi che potrebbero venir usati per la prevenzione, la cura oppure ancora la riduzione dei rischi legati al consumo vengono invece polverizzati per finanziare un inutile apparato di repressione. È come una medicina peggiore della malattia stessa.

Confrontati con il chiaro fallimento dell’attuale politica sugli stupefacenti, è giunta l’ora di rivendicare una nuova politica e una strategia che rifiuta chiaramente il proibizionismo e la repressione. Chi continua oggigiorno a difendere la politica vigente nonostante tutti i fatti e le prove soffre nel migliore dei casi di cecità dogmatica oppure nel peggiore pensa solo ai voti degli elettori.

Il sistema svizzero – i quattro pilastri Contestualizzazione storica del sistema svizzero

L’attuale politica sugli stupefacenti ha le proprie origini nella fondazione delle prime associazioni contro l’alcolismo più di un secolo fa. Nell’anno 1924 la Svizzera ratificò a l’Aja la convenzione internazionale dell’oppio, la quale aveva come obiettivo la riduzione del consumo e controllarne la produzione e l’esportazione. La prima legge confederata a tale proposito entrò in vigore nel 1924 e si basava direttamente sulla suddetta convenzione. Nell’anno 1951 venne accettata una nuova legge che venne modificata più volte, ultima delle quali nel 2013. Il modello dei quattro pilastri come lo conosciamo oggi venne invece introdotto negli anni settanta con la diffusione del consumo di eroina e la prima overdose della sostanza nel 1972. Prima di allora la politica conosceva solo tre pilastri: repressione, prevenzione nelle scuole e terapia orientata all’astinenza con programmi di privazione e prescrizione di metadone. Durante gli anni ottanta si assiste a un peggioramento mondiale delle condizioni di salute dei dipendenti di droga, ricollegabile alla politica degli stupefacenti dell’epoca. Durante questo decennio si nota come in diversi posti appaiano problemi e si complichi maggiormente l’assistenza delle persone affette da dipendenza. Il rialzo dei prezzi delle sostanze portò in particolar modo anche a un rispettivo aumento della piccola criminalità. La crescita della scena aperta della droga, così come la problematica dell’utilizzo in comune di siringhe, furono motivi di diffusione di varie malattie. Inoltre lo stato sociale dei drogati era ancora negativo: venivano considerati metà malati, metà criminali. Nel 1991 il Consiglio federale emanò il primo MaPaDro (pacchetto di misure della Confederazione volte a ridurre i problemi legati alle droghe), un programma che portò con sé il quarto pilastro: la riduzione del danno. Nel 1994 venne ufficializzato sempre dal Consiglio federale il modello a quattro pilastri.

Da allora questo modello non è rimasto indiscusso, nel 2004 venne evitata una revisione della legge che avrebbe creato una cornice per la depenalizzazione della canapa. Allo stesso tempo dei sondaggi mostravano come una chiara maggioranza di popolazione non auspicava un riorientamento della politica degli stupefacenti. Nel 2008 il tema tornò all’ordine del giorno: dapprima venne respinta con il 63% dei voti un’iniziativa per la liberalizzazione della canapa; mentre poco dopo ci fu una revisione della legge sugli stupefacenti, che ancorò il principio dei quattro pilastri definitivamente e giuridicamente. La suddetta revisione spianò pure la strada per l’uso medico della canapa. Il parlamento promulgò la revisione, la quale tralasciava i punti sensibili dell’iniziativa del 2004, nonostante la forte contrarietà di UDC e UDF, che spingevano per una repressione totale e indissero il referendum. La votazione conseguente portò all’appoggio della nuova legge con il 68% di sì. L’ultima modifica della situazione legislativa degli stupefacenti avvenne nel 2013: adulti consumatori di canapa non dovranno più temere un azione penale ma unicamente il pagamento di una multa disciplinare dell’ammontare di 100.- franchi.

I quattro pilastri – Prevenzione/Terapia/Riduzione del danno/Repressione e Regolamentazione

La Svizzera si basa sul federalismo e quindi sulla conseguente suddivisone su più livelli delle competenze d’implementazione e dei provvedimenti. Sostanzialmente i provvedimenti sono sotto la responsabilità dei Cantoni: essi sono responsabili per la prevenzione, lo svolgimento della terapia e la realizzazione delle misure di repressione all’interno del territorio cantonale. Disponendo di particolare autonomia nella messa in atto di questi provvedimenti, e anche nella loro progettazione, diversi Cantoni hanno delegato singoli compiti direttamente ai comuni, in particolarmente alle città. I compiti della Confederazione si limitano a mantenere l’impalcatura del modello dei quattro pilastri; la base di ciò è la legge federale sugli stupefacenti e sulle sostanze psicotrope. La Confederazione sostiene inoltre i Cantoni tramite l’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP), l’Ufficio federale di polizia (Fedpol) e l’Amministrazione federale delle dogane (AFD). L’obiettivo finale della politica dei quattro pilastri è in prima linea la riduzione del consumo di droga, minimizzando nello specifico il numero di nuovi consumatori e facilitare l’abbandono. Inoltre questa politica punta a una diminuzione degli effetti negativi del consumo, quali le conseguenze sanitarie e le ripercussioni sociali. Infine questo modello vuole difendere la società, per esempio dalla criminalità o da problemi igienici e di salute.

La prevenzione

Attraverso mezzi quali informazioni ed educazione, la prevenzione dovrebbe evitare che persone inizino a consumare droghe. Oggigiorno si parte dal presupposto che – nonostante questa strategia- soprattutto i giovani prima o poi proveranno degli stupefacenti. Sulla base di ciò la prevenzione non si orienta unicamente al consumo in sé, ma in modo particolare sul rischio di dipendenza e sulle conseguenze per la salute dei consumatori. Più che differenziazione tra droghe legali e non, in questo ambito interessano tutti i prodotti che possono portare a una dipendenza o complicazioni mediche. Misure preventive avvengono su diversi livelli: nella famiglia, sulla strada, nella scuole, ecc.

La terapia

Questo pilastro ha l’obiettivo di permettere la riduzione del consumo e aiuta i consumatori che vogliono uscire dalla loro dipendenza, così come sostiene la loro reintegrazione nella società. Inoltre la terapia serve pure a mantenere disponibile per le persone dipendenti la possibilità di un eventuale futuro abbandono durante il consumo e garantisce loro l’accesso a cure e assistenza.

Le terapie possono essere molto differenziate:

  • Il metodo orientato all’astinenza si pone come fine che gli individui affetti da dipendenza possano reprimere il loro consumo. Trascorrono del tempo in un istituzione specializzata e visitano unità di terapia.
  • La terapia sostitutiva si basa sulla somministrazione controllata di sostituti (per esempio nel caso nell’eroina del metadone).

La repressione e la regolamentazione del mercato

Questo pilastro è focalizzato sulla lotta al commercio di droga, così da indirettamente attenuare il consumo. Il pensiero che sta dietro a questa strategia è il seguente: gli stupefacenti sono un rischio per la salute e di conseguenza non devono essere accessibili e solo con difficoltà. E’ tuttavia dimostrato come un accesso ostacolato ai prodotti porta alla marginalizzazione dei consumatori e a un innalzamento dei prezzi, che a loro volta sono fonte di criminalità. La grande sfida di questo pilastro è tenere in considerazioni questi possibili aspetti negativi.

La repressione si erige invece su livelli d’azione differenti, comprendenti la lotta al riciclaggio di denaro e al commercio nelle strade, il perseguimento della criminalità organizzata e infine l’attuazione di controlli alle dogane. Questo include pure l’incarcerazione degli attori del commercio di droghe. Attualmente il consumo di stupefacenti viene ancora considerato una grave infrazione, perfino il consumo di canapa viene tuttora punito con una multa disciplinare.

La riduzione del danno

Questo pilastro si pone come obiettivo la riduzione delle ripercussioni negative del consumo di stupefacenti per i consumatori, come pure per i loro prossimi e la società. Questo principio è nato negli anni novanta e riconosce che ci sarà sempre un consumo. L’obiettivo primario non è direttamente la riduzione del consumo, bensì permettere un consumo a più basso rischio possibile, sia esso sociale, psichico o medico. Un esempio di riduzione del danno può essere evitare la marginalizzazione dei dipendenti, troncare la trasmissione di malattie oppure valutare un possibile percorso terapeutico. È di particolare importanza garantire la possibilità di scelta ai consumatori; si è infatti visto come l’obbligo all’uscita dal consumo di sostanze non porti ai risultati sperati. Questo approccio conduce pure a una maggior consapevolezza di responsabilità per i coinvolti stessi. Esaminato generalmente, si nota come grazie alla riduzione dei danni si possano contenere anche gli effetti negativi che le droghe hanno sulla società, sulla criminalità e sui costi.

La tipologia di misure varia molto: provvedimenti contro l’utilizzo multiplo di siringhe può limitare la trasmissione di malattie; l’istituzione di locali di iniezione riduce i rischi per i consumatori; la distribuzione di beni alimentari aiuta a preservare legami sociali e a soddisfare i bisogni fondamentali dei consumatori; un’offerta di attività o posti di lavoro permette invece una diminuzione della criminalità e incentiva la formazione di strutture sociali. La creazione di posti di pernottamento per senzatetto ha un influsso positivo sulla salute di queste persone e modera l’aggravio per la società. Tra le misure adoperati in quest’ottica si possono altresì citare quelle intraprese a livello federale: la piattaforma Infodrog (la Centrale nazionale di coordinamento delle dipendenze), gli studi del dipartimento della sanità oppure ancora la chiusura della scena aperta della droga negli anni novanta.

Bilancio

La politica dei quattro pilastri si è dimostrata positiva e ha permesso numerosi risultati soddisfacenti. Il consumo di droghe pesanti è diminuito e il numero di nuovi consumatori è calato. Nel caso dell’eroina per esempio è calato da 850 nell’anno 1990 a 150 nel 2000. Le terapie hanno successo e attualmente 20'000 persone partecipano a vari programmi per uscire dalla loro dipendenza. Il numero di morti per consumo di stupefacenti è pure sceso dai 400 degli anni novanta ai 152 nel 2007. Nella stessa direzione si sono pure evolute le misure volte alla riduzione considerevole della trasmissione di HIV a causa di utilizzo in comune di siringhe. Si può pure constatare che il numero di reati è rimasto stabile dalla metà degli anni novanta con una leggera recessione nel periodo 2004-2008. Grazie ai numerosi effetti positivi, in modo particolare in riferimento all’aspetto della riduzione del danno, 83 Paesi hanno lanciato dei programmi sulla base della pratica in Svizzera (Stato 2008).

Tuttavia anche la politica degli stupefacenti svizzera è troppo orientata al pilastro della repressione. Esso attinge a quasi due terzi del budget, mentre la riduzione del danno e la terapia dispongono solamente di 5% ciascuno. 25% del budget spetta invece alla prevenzione. Come è stato dimostrato, la repressione non solo non riesce a rimuovere il commercio di droga, ma le sue conseguenze sono gravose sia per i consumatori (prodotti non controllati, alti costi quale fonte per la piccola criminalità, ecc.), che per la società nella sua interezza (commercio nelle strade, criminalità, ecc.).

In oltre la metà dei casi, la repressione riguardo casi di consumo. Questa repressione del consumatore rimane un ostacolo per la politica di riduzione del danno e affolla inutilmente le corti giudiziarie. Inoltre è ingiusto che persone bisognose vengano trattate come criminali, quando sono loro le vittime della droga. Nonostante gli effetti negativi della repressione, la politica in questo ambito evolve solo molto lentamente e anche l’introduzione nel 2013 della multa disciplinare per piccole quantità di canapa non cambia la situazione.

Le nuove esperienze

Dopo una lunga fase di guerra alle droghe e il suo fallimento, diversi Stati hanno optato per nuovi approcci, al fine di minimizzare i rischi e le malattie collegati al consumo e al commercio di stupefacenti. Un esempio è il caso del Portogallo: costatando il fallimento della politica proibizionista e la forte diffusione di droghe nell’arco degli anni novanta – periodo durante il quale l’1% della popolazione è dipendente dall’eroina – il governo portoghese ha iniziato a riformare completamente la propria politica degli stupefacenti. Le disposizione di legge entrano in vigore nel 2001 e depenalizzavano il consumo di tutte le droghe. L’opinione pubblica oggigiorno in Portogallo è che il consumatore è innanzitutto un cittadino bisognoso di cure e non un criminale. Conseguentemente quando si parla di politica in riferimento al consumo non si parla di giustizia e di polizia, bensì di servizi per la salute. Bisogna però sottolineare che la legislazione in questione non è una liberalizzazione degli stupefacenti: la vendita, la produzione e il trasporto restano punibili. Anche il consumo non è stato legalizzato ma solamente depenalizzato. Ciononostante il modello è risultato positivo. Il consumo tra i giovani dai 15 ai 19 anni è fortemente diminuito. Il numero di persone sotto trattamento per dipendenza è aumentato di un terzo dal 2001 al 2008 e le condizioni di salute dei dipendenti sono migliorate massicciamente grazie alla riduzione delle malattie propagate tramite consumi sporchi, in modo particolare l’HIV. Il numero di decessi all’anno in collegamento a droghe è regredito dall’ottantina nell’anno 2001 a meno di 20 nel 2012. Inoltre il sistema giudiziario si è liberato dalla gestione dei casi banali di consumo di sostanze.

In Spagna nel 2002 venne permessa la creazione dei cosiddetti „Cannabis Social Clubs“. In queste associazioni viene prodotta la canapa e venduta legalmente ai membri. In Spagna è pure permesso possedere fino a tre piantine per persona privata. Il vantaggio del club è in prima linea che si presta come alternativa al commercio illegale di droghe. In esso vengono controllati sia la qualità che la quantità prodotta. Garantiscono legami sociali verso e tra i consumatori e contribuiscono così alla riduzione dei rischi. Generano inoltre entrate sotto forma di imposte. Sempre in Spagna, a causa di legislazioni poco chiare, sono stati inaugurati vari club nelle grandi città frequentati da turisti, che con delle regole di iscrizione poco severe cercano di attrarre visitatori stranieri. Le varie modalità di accesso dipendono molto dalla regione e dalla severità delle rispettive autorità. Ciononostante si può rispondere a questa deriva con delle disposizioni adeguate, così da evitare alcuni degli aspetti negativi possibili dei Social Clubs.

Nel dicembre del 2013 è stata promulgata una nuova legge uruguaiana, la quale legalizza completamente il consumo di canapa. Il prodotto viene fabbricato e venduto direttamente sotto controllo statale, sottostando così a controlli severi. La legge permette inoltre la coltivazione di 6 piantine per persona oppure la creazione di Cannabis Social Clubs, nei quali tra 15 e 45 membri possono amministrare fino a 99 piantine. L’alienazione avviene in farmacie con una licenza statale. Possibili acquirenti devono avere almeno 18 anni e i loro acquisti mensili vengono registrati in una banca dati. La quantità è limitata a 40 grammi al mese. I prezzi corrispondono a quelli del mercato nero.

La motivazione primaria che sta dietro a questa nuova legge in Uruguay è l’estirpazione del mercato nero e la lotta alla violenza e la corruzione ad esso legate. Per molti politici il commercio illegale è peggio della sostanza in sé. Inoltre si può generalmente constatare come numerosi Paesi latinoamericani – vedendo le conseguenze disastrose della guerra alle droghe – siano alla ricerca di soluzioni alternative, tra le quali appunto anche la legalizzazione. Essa permette un miglior controllo del consumo e della salute dei consumatori. L’uscita dall’illegalità facilita pure il lavoro di prevenzione, essendo il tema più facilmente discusso. Inoltre, la nuova regolamentazione permette di legalizzare i posti di lavoro connessi alla produzione e di generare nuove entrate fiscali.

Conclusione

Fino ad oggi le politiche degli stupefacenti liberali, la depenalizzazione, rispettivamente la legalizzazione e la riduzione del rischio connessa ad esse hanno permesso il raggiungimento di risultati chiaramente migliori della repressiva politica Stati-Uniti-centrica degli ultimi cinquant’anni. Dal punto di vista dei consumatori ci sono miglioramenti nell’ambito della salute, della socializzazione e della terapia. Per la società risultano una regressione della criminalità, minori costi e soprattutto un minore rischio per la salute.

Chiaramente tante delle soluzioni più innovative sono tuttora ad uno stadio di discussione. Tuttavia possiamo già affermare oggi che la repressione sia stata un insuccesso. Per quanto riguarda le soluzioni alternative è invece sempre stato pronosticato un insuccesso, ma si è verificato il contrario.

Le nostre rivendicazioni

Nonostante la politica degli stupefacenti sia in Svizzera rispetto ad altri Paesi già progressista, c’è ancora margine di miglioramento. Un gran parte dei soldi della guerra alle droghe viene ancora investita nell’inefficace repressione. Persone con dipendenza vengono tuttora criminalizzate, spingendole così ai margini della società e rendendo loro conseguentemente difficile l’accesso a cure e assistenza. Inoltre non si investe abbastanza nella prevenzione e nella ricerca, nonostante siano questi dei percorsi fruttuosi nella guerra alle droghe.

Una società senza stupefacenti non è concepibile. Soprattutto perché alcune sostanze, come per esempio l’alcol, hanno una posto fisso nelle nostre tradizione e cultura. Perciò la GS Svizzera rivendica una legalizzazione controllata a lungo termine di tutte le droghe, al fine di reprimere il mercato nero. Tuttavia resta fattibile abbassare il consumo tra la popolazione, ridurre i rischi e i danni sanitari, ed evitare la violenza e la criminalità, che spesso sono riconducibili alle reti di diffusione illegali. Questo è tuttavia solamente possibile con una politica degli stupefacenti basata empiricamente e che ha imparato dalle esperienze di una guerra alle droghe fallita. Necessitiamo oggi una politica coraggiosa, libera da dogmi politici obsoleti e slogan in ottica elettorale.

Sulla base di ciò la Gioventù Socialista Svizzera pone le seguenti rivendicazioni:

  • La totale depenalizzazione del consumo di tutte le droghe per un approccio medico dei consumatori
  • L’immediata e completa legalizzazione della canapa e dei suoi derivati
  • Un monopolio statale sul commercio delle sostanze neo-legalizzate
  • Lo sviluppo di standard legislativi concernenti l’uso medico delle droghe e dei suoi derivati
  • Un divieto di pubblicità per tutti gli stupefacenti, comprendenti alcol e tabacco
  • Una concentrazione delle risorse per la guerra alle droghe sulla prevenzione, la ricerca, la terapia e la riduzione del danno
  • Una concentrazione sulla repressione della criminalità organizzata
  • Un approccio empirico e scientifico per la prevenzione e la terapia, e non una prassi moralista
  • Una limitazione di età minima di 16 anni per consumo legale di droghe
  • La creazione di un fondo per il promovimento dello sviluppo agricolo nei Paesi produttori, così da dissuadere i piccoli agricoltori dal mercato degli stupefacenti

[1]http://www.hug-ge.ch/sites/interhug/files/structures/medecine_de_premier_recours/documents/infos_soignants/probleme_d_alcool_2010df.pdf.

[2]R.Lazor, A.Lovis, L.P.Nicod, J.Cornuz, Dépistage du cancer pulmonaire par scanner thoracique. Rev Med Suisse 2012;2206-2211.