NESSUN SOCIALISMO SENZA MOVIMENTI

25.11.2021

Presa di posizione del comitato direttivo, all'attenzione dell'assemblea de* delegat online del 14 novembre 2021 (Sissach, Basilea Campagna)


1. Introduzione

Il mondo è in fiamme, le persone vengono oppresse sistematicamente e la maggior parte della società non sembra voler cambiare lo status quo. Come socialist*, dobbiamo capire chi può superare questo sistema. Sono infatti le azioni delle masse a cambiare le condizioni sociali, e non è raro che queste masse si organizzino in movimenti sociali. I movimenti sono infatti necessari per il proseguo dello sviluppo democratico. Questa presa di posizione si occupa della questione dei movimenti su più livelli, che comprendono quello storico, quello organizzativo e quello del raggio di azione. Per mantenere questo documento ragionevolmente lungo, e considerando che la GISO è un partito a livello svizzero, abbiamo focalizzato l’attenzione sui movimenti svizzeri, le loro origini e le loro azioni.

2. Breve storia dei movimenti svizzeri

I movimenti sociali hanno avuto negli ultimi tre secoli un impatto decisivo sulla politica Svizzera. Negli anni ’40 dell’Ottocento, il movimento operaio si formò in Svizzera grazie alla nuova coscienza di classe acquisita da gruppi di artigian*, con vari* intellettuali che guadagnarono rapidamente una notevole influenza all’interno del movimento. Vennero da subito creati vari legami internazionali, ed erano soprattutto gli scioperi a fungere da mezzo per il perseguimento degli obbiettivi. Nel movimento c’erano varie correnti, da quella comunista a quella anarchica, passando per quella cristiano-sociale. Ciò spiega perché da quel movimento emersero diverse forme di organizzazione e varie associazioni civili. Da ricordare sono soprattutto la fondazione dell’Unione sindacale svizzera (USS) nel 1880 e la fondazione del PSS nel 1888.[1] Uno dei momenti più significativi in assoluto del movimento operaio fu lo sciopero nazionale del 1918. La conseguente riduzione massiccia della settimana lavorativa a 48 ore settimanali, così come l’introduzione dei contratti collettivi e la successiva creazione dell’AVS/AI sono da considerare come le maggiori conquiste dello sciopero generale.[2]

Movimenti pacifisti

Un altro movimento particolarmente influente in Svizzera è stato quello per la pace. Anch’esso ha una lunga tradizione e ha cercato sin dagli anni ’80 dell’Ottocento collaborazioni a livello internazionale. Durante la Prima guerra mondiale, il movimento fu percepito come minaccia per la difesa nazionale a causa delle posizioni sull’obiezione di coscienza. Anche in questo caso vennero fondate varie associazioni e società per creare una rete solida. Tra queste, la Société de la Paix e la sezione svizzera della Lega internazionale delle donne nel 2915. Al termine della Seconda guerra mondiale e a causa della minaccia nucleare, il movimento per la pace ebbe una nuova ripresa e furono lanciate iniziative per limitare le spese militari. Nel 1958, la Svizzera discusse l’opportunità di ottenere armi nucleari e si creò il movimento antinucleare sulla scia di quello per la pace. I mezzi di azione principale erano manifestazioni e iniziative. Dal 1972 in poi, il movimento pacifista si preoccupò sempre di più della questione ambientale e dell’inquinamento, mantenendo comunque la propria posizione sulle armi nucleari. Nel 1982 venne inoltre fondato dalla GISO Svizzera il Gruppo per una Svizzera senza Esercito (GSsE). [3]

Movimenti ecologisti

La preoccupazione diretta alle tematiche ambientali ha dato origine al movimento ecologista, che inizialmente si chiamava movimento per la protezione della natura. Questo movimento si occupava di varie tematiche, da quelle più patriottiche di conservazione del territorio fino allo scetticismo sulla modernizzazione e sulla cultura di massa, fino ai primi approcci ecologisti di critica alla crescita. A causa della crisi petrolifera degli anni ’70, gran parte di questo movimento si è unito a quello antinucleare. Nel 1975, questo movimento ha occupato il sito dove era prevista la costruzione della centrale nucleare di Kauseraugst, lanciando anche varie iniziative ecologiste. [4] Da questi movimenti ecologisti nacqui la Federazione dei Partiti verdi in Svizzera, che nel 1986 divenne il partito dei Verdi.[5]
Durante gli anni '80 si sviluppò a Zurigo un movimento di occupazione di edifici in seguito alle proteste dell'Opernhaus e alla disputa relavita all'AJZ. Durante lo stesso periodo fu occupata la Reitschule di Berna per la prima volta. Questi movimenti autogestiti lottano ancora oggi contro la gentrificazione e la carenza di alloggi. In numerosi centri sociali autogestiti, vari movimenti e persone trovano spazio per organizzarsi. Ad esempio la Zad de la Colline, spazio autogestito nei dintorni di Losanna, ha impedito vari progetti di espansione della cava di Losanna. In questo senso, le occupazioni divengono importanti per i movimenti.

Altri movimenti

Meritano di essere menzionati anche i movimenti per la democrazia, che hanno lottato per inserire il diritto di iniziativa e quello di referendum a livello cantonale e per trasformare in semi-diretta la democrazia federale.[6] Altri movimenti simili a livello svizzero furono quello autonomo formatosi negli anni ’80 e quello delle donne*, creato negli ultimi anni del Novecento e che ha lottato per la parità di accesso all’istruzione e per il diritto all’autodeterminazione democratica. Sempre nello stesso periodo, varie associazioni di donne* di diversi orientamenti politici lottarono contro la prostituzione, la povertà e il consumo di alcol. Inoltre, venne condotta una campagna per la professionalizzazione dei lavori femminili, come quello di infermiera. Nel 1980 fu fondata la Federazione svizzera delle lavoratrici, che nel 1911 celebrò per la prima volta la giornata internazionale delle donne*.[7] L’obbiettivo era quello di ottenere il suffragio femminile, così come maggiore sostegno per le madri, il miglioramento delle condizioni di lavoro e l’inclusione nei sistemi di assicurazione sanitaria. La Federazione si unì presto all’USS e al PS. In seguito, nacquero diverse associazioni che combattevano per la causa femminile. Questa lotta decennale e persistente ha dato i suoi frutti, soprattutto per quanto riguarda il suffragio femminile, ottenuto nel 1971.

Movimenti femministi

Il movimento del 68 ha cambiato radicalmente il movimento femminista. Uno dei grandi cambiamenti fu la lotta contro il moralismo sessuale repressivo e le campagne per il diritto all’aborto: la seconda ondata di femminismo aveva raggiunto anche la Svizzera. Nel 1981 venne sancita nella costituzione l’uguaglianza tra uomini* e donne*. Il primo sciopero delle donne*, avvenuto nel 1991, servì a criticare la mancata applicazione dell’articolo di legge a livello civile, politico e sociale.[8] Tra gli effetti a lungo termine del massiccio sciopero ci furono quello di rendere visibile il lavoro di cura retribuito (o scarsamente retribuito) e l’introduzione dell’assicurazione maternità. La richiesta di parità di salario non fu soddisfatta, ed è stata una delle richieste centrali anche durante lo sciopero femminista del 2019.[9]

Il movimento femminista ha acquisito sempre maggiore importanza nel discorso politico, anche grazie al suddetto sciopero e alle attività correlate. Anche il movimento del clima sta divenendo progressivamente più importante nel dibattito politico, nonostante sia presente in Svizzera solo dalla fine del 2018. Sia il movimento femminista che quello climatico fanno parte di movimenti globali. Allo stesso modo si è formato in Svizzera il movimento Black Lives Matter nell’estate 2020, innescato dalle corrispondenti proteste statunitensi relative all’omicidio di George Floyd da parte della polizia.

Conclusioni

La GISO Svizzera partecipa attivamente in questi movimenti contemporanei. Specialmente per quanto riguarda lo sciopero delle donne* e quelli climatici, le conoscenze e le strutture organizzative della GISO Svizzera sono state utili sin dall’inizio. La GISO Svizzera ha capito presto che i movimenti (di sinistra) e la pressione delle proteste in piazza è fondamentale per la conservazione e lo sviluppo della democrazia. È quindi importante capire le origini e gli sviluppi futuri dei movimenti per avere una posizione chiara su di essi. Per queste ragioni riteniamo importante questa presa di posizione sui movimenti.

3. Come nascono i movimenti: crisi e insoddisfazione

La democrazia borghese non è in grado di risolvere varie problematiche economiche e sociali, siccome democrazia e capitalismo sono fondamentalmente in contraddizione. Mentre i principi democratici affermano l’importanza di dare voce a tutte le persone, la proprietà privata di mezzi di produzione, nucleo del capitalismo, mira all’esatto opposto: il potere decisionale spetta a chi li possiede e non a tutta la popolazione.

Nelle democrazie borghesi, il mondo è diviso in due sfere: quella politica, dove si applicano i principi democratici, e quella dell’economia privata, organizzata secondo le regole del capitalismo. È fondamentale combattere questa divisione, che provoca seri problemi quando il crescente squilibrio di potere del settore privato si riversa nella sfera politica. Con il crescente potere del capitale, una regolamentazione più completa di tutti gli aspetti della società è necessaria per tenere il sistema politico sotto controllo.

Con l’avvento del neoliberismo, tuttavia, il discorso egemone è diverso: il capitale e il libero mercato devono essere protetti in qualsiasi modo tramite la democrazia, se necessario anche tramite mezzi autoritari.

Contrariamente a quanto non affermino i liberisti, il neoliberismo non è sinonimo di smantellamento dello stato, ma significa avere uno stato a supporto dei mercati e al servizio di un’economia teoricamente libera. Si è creato un clima di assenza di prospettive politiche alternative, e molte rivendicazioni non sembrano trovare spazio all’interno della politica istituzionale. Di conseguenza, frustrazione e malcontento si riversano in strada.

Il capitalismo si trova oggi in una crisi profonda. Con ciò intendiamo una crisi strutturale che si presenta sottoforma di varie problematiche interconnesse. Una crisi tale comporta sempre una perdita di credibilità delle istituzioni politiche.

Il contesto di oggi è particolare: nonostante la crisi del 2008 non sia stata riassorbita del tutto stiamo già per entrare in una nuova fase di recessione innescata dalla pandemia di coronavirus. Aggiungendo a ciò la crisi del lavoro di cura, quella democratica e quella climatica, è chiaro che sia urgente agire.

Il contesto spiega l’aumento del numero di movimenti avvenuto negli ultimi anni. Come già detto, i movimenti si creano a causa di problematiche irrisolte, spesso esacerbate da momenti di crisi, dall’insoddisfazione e dal desiderio di cambiamento.

Lo sviluppo di un nuovo movimento segue più o meno sempre lo stesso schema: un sentimento di insoddisfazione si accumula, a volte per anni, finché un evento puntuale innesca la volontà delle persone di organizzarsi. Questo evento può essere relativamente insignificante, ma dotato di un forte carico simbolico. Per fare un esempio, lo scioperi climatici nascono da una piccola protesta personale di Greta Thunberg, che è in seguito divenuto un elemento simbolico per i numerosi movimenti del clima in tutto il mondo.

Questo processo può essere favorito dalle istituzioni esistenti, per esempio tramite le formazioni partitiche o la disponibilità di canali di comunicazione già esistenti, attraverso i quali le persone interessate possono unire le forze per cercare di cambiare la situazione.

Come spiegato nella sezione precedente, i movimenti sono composti da vare persone che lavorano insieme tramite mezzi di pressione come manifestazioni o scioperi per poter portare avanti le proprie rivendicazioni. I movimenti odierni sono spesso spontanei, soprattutto a livello comunicativo. Non è raro che la comunicazione interna di un movimento si svolga attraverso gruppi di chat, semplici mailing list e riunioni frequenti. Le strutture più precise di questi movimenti sono definite solo nei plenum aperti (o non lo sono del tutto).

La struttura è comunque dipendente dal tipo di movimento. I movimenti su base democratica si riuniscono e definiscono in riunioni plenarie il tipo di azioni pubbliche da svolgere, il metodo di reclutamento di nuov* interessat*, le proprie rivendicazioni e quali canali comunicativi usare. È sempre durante queste riunioni che si pongono le basi per un programma comune e la formazione de* nuov* membr*. Le persone partecipanti non sono sempre le stesse, ed è possibile iscriversi e partecipare praticamente in qualsiasi momento. Si evitano le strutture gerarchiche anche per far fronte al grande flusso di persone. Tuttavia, è una realtà che una minoranza de* membr* di un movimento possa avere più influenza e potere, attraverso un impegno e una presenza maggiori, facendo così nascere inevitabilmente delle gerarchie. I movimenti devono essere consapevoli di queste dinamiche e affrontarle apertamente. Tuttavia, è ingenuo pensare che queste gerarchie possano essere evitate del tutto. In alcuni casi, combatterle eccessivamente può portare all’abbandono del movimento da parte di varie persone. Inoltre, le gerarchie informali forniscono tendenzialmente più importanza alle persone a cui viene attribuita tradizionalmente maggiore autorità, come gli uomini bianchi cis eterosessuali. La presunta mancanza di gerarchie può ance impedire l’affermarsi di gruppi di persone discriminate, che si può ottenere, ad esempio, attraverso delle quote.

Nei movimenti strutturati gerarchicamente, come quelli formati dalle persone scettiche sul coronavirus, molti di questi aspetti organizzativi sono definiti in precedenza. Sin dall’inizio appaiono leader, spesso autoritari, che definiscono la direzione e le attività del movimento. Ciò accade su più livelli. Da un lato, chi si impone può imporre alle persone partecipanti la propria linea, selezionando le informazioni da condividere con chi partecipa. D’altra parte, queste persone si presentano come portavoce ufficiali del movimento sin dall’inizio, e possono quindi definirne i mezzi consentiti nel discorso pubblico. Tuttavia, anche nei movimenti gerarchici è possibile sovvertire la struttura e ottenere maggiore potere d’azione come partecipante.

Ciò che è comune a diversi movimenti è che le strutture sono generalmente meno chiare e permettono una maggiore dinamicità rispetto ai partiti. Da un lato, ciò è dovuto alle strutture organizzative più orizzontali, e da una definizione più fumosa di ciò che è permesso fare. D’altra parte, il legame delle persone partecipanti è più debole: esse possono entrare e uscire dai movimenti quando vogliono, o unirsi ad altri movimenti. Nel caso dei partiti, ciò richiederebbe un’iscrizione o una dimissione ufficiale, e le strutture organizzative sono solitamente gestite da personale pagato o persone con un mandato.

Queste caratteristiche rendono i movimenti odierni più dinamici. Come spiegato nel quadro storico presentato all’inizio del documento, non è raro che i movimenti vengano assorbiti da altre associazioni, partiti o sindacati. Per questi motivi, la GISO Svizzera non è definibile come un movimento, anche se ha più libertà e velocità di azione rispetto al PS e risulta più accessibile. Per concludere questa sezione, rimane da aggiungere che i movimenti contemporanei, come gli scioperi del clima o lo sciopero delle donne*, difficilmente si sviluppano in una zona isolata della Svizzera, ma sono parte di più ampi movimenti globali, di varia scala e distribuzione. Nonostante le strutture siano spesso sovranazionali, gli effettivi scambi avvengono solo selettivamente e le strutture che dovrebbero regolarli sono praticamente inesistenti.

4. Movimenti progressisti e movimenti reazionari

Oltre alle diverse strutture organizzative, i movimenti odierni sono mossi da motivazioni diverse. Possiamo effettuare una divisione approssimativa in movimenti progressisti e movimenti reazionari. Va detto da subito che i movimenti progressisti non sono necessariamente orizzontali, e viceversa. Tuttavia, nella maggior parte dei movimenti ciò si verifica. I movimenti progressisti si sforzano di ottenere cambiamenti che vadano oltre i sistemi oppressivi come il capitalismo o il patriarcato. Per esempio, il movimento climatico rivendica oggi un “system change”. I collettivi di sciopero femministi sollevano richieste come la fine della disuguaglianza salariale o il riconoscimento del lavoro di cura. Tali richieste di per sé possono non sfidare direttamente il capitalismo o il patriarcato, ma creano la consapevolezza dei problemi strutturali e dei limiti del sistema capitalista e quindi rappresentano passi importanti verso il superamento di questi sistemi.

I movimenti reazionari si muovono invece nella direzione opposta. Come i movimenti progressisti sono insoddisfatti dalla società odierna, ma la loro risposta è un ritorno al passato, spesso idealizzato, o una resistenza ai cambiamenti imminenti. Ciò significa preservare la distribuzione del potere, e quindi i privilegi di classe, o addirittura rafforzarla. Più in generale, questi movimenti sono funzionali alla conservazione del capitalismo e degli altri sistemi di oppressione. Come esempio, possiamo citare il movimento francese “Manif pour tous”, che si oppone al matrimonio per tutt*, alla medicina riproduttiva e alle varie rivendicazioni queer. Come vale per i movimenti progressisti, anche i movimenti reazionari coprono un ampio spettro che punta a cambiare radicalmente la società.

La situazione attuale offre vari esempi di movimenti reazionari, come ad esempio quello degli oppositori alle misure contro il coronavirus. Chi vi partecipa rifiuta le misure di protezione e vuole poter accedere liberamente a qualsiasi luogo, anche se con le proprie azioni potrebbe mettere in pericolo la vita altrui. Queste posizioni aumentano massicciamente le possibilità di diffusione del virus. Come gli altri movimenti che vogliono preservare dei privilegi a spese di altre persone, possiamo classificare questo movimento come reazionario. Questa categorizzazione ci aiuta a capire perché vengano tollerati gli antisemiti e gli estremisti di destra.

5. Appropriazione dei movimenti da parte del neoliberismo e astroturfing

Una delle caratteristiche del capitalismo neoliberale è quello di riuscire ad appropriarsi di varie rivendicazioni. Non appena un movimento acquisisce importanza e popolarità, viene sfruttato e minato alle basi. Particolarmente evidenti sono i fenomeni di greenwashing o pinkwashing. I contenuti dei movimenti vengono utilizzati a scopo di marketing o strumentalizzati dalle istituzioni borghesi. Ad esempio, l’esercito cerca di attirare più donne* al suo interno con argomentazioni pseudofemministe, e abusa del femminismo per cercare di compensare il calo delle reclute maschili e la perdita di importanza. Questa strumentalizzazione può anche spingersi a livelli più preoccupanti, creando movimenti finti o apparenti. Questo fenomeno è definito come astroturfing. Si tratta del tentativo da parte di aziende o think tank di simulare la presenza di movimenti di base e di sfruttarne la presunta pressione. Nel processo, i contenuti vengono definiti da varie fonti controllate e pubblicati sotto forma di post sui social media, lettere ai giornali, mail o finti blog al fine di plasmare l’opinione pubblica rispetto a un prodotto o un’azienda. Questi finti movimenti mostrano la perfidia del sistema neoliberale. Con il fenomeno dell’astroturfing si rafforza il dogma neoliberale e vengono rese più difficili le future lotte politiche. È proprio per questo che i tentativi di astroturfing devono essere svelati al pubblico e criticati aspramente.

6. Conclusioni della GISO Svizzera riguardo ai movimenti

Come socialist*, siamo consapevoli che non potremo superare il capitalismo solo grazie a iniziative popolari e mozioni parlamentari. La via verso il socialismo passa per le strade, e i movimenti ne sono una parte centrale ed indispensabile. I grandi cambiamenti sociali non avvengono solo gradualmente, ma anche grazie all’improvvisa cristallizzazione delle insoddisfazioni in un clima di speranza che apre nuove possibilità. Come GISO Svizzera, è nostro compito educare e preparare le persone giovani a riconoscere queste possibilità di azione e sfruttarle. Perciò, dobbiamo offrire una struttura politica stabile e allo stesso tempo rafforzare la nostra apertura alle persone attive nei movimenti.

Sulla base di queste analisi, la GISO Svizzera propone le seguenti riflessioni:

  • La GISO Svizzera riconosce di non essere un movimento.
    • Tuttavia, essendo un partito meno istituzionalizzato, può offrire collegamenti tra le manifestazioni e le istituzioni, partecipando a plenum, serate di discussione, manifestazioni ed eventi, e anche trasmettendo informalmente le nostre rivendicazioni.
      La GISO Svizzera utilizza gli strumenti della politica istituzionale, perseguendo sia l'obbiettivo di influenzare il dibattito politico sia quello di guadagnare consensi.
    • La GISO Svizzera è consapevole di essere emersa dal movimento operaio e di essere cresciuta attraverso il movimento femminista e quello ecologista, tra gli altri. Le persone che partecipano alla GISO potranno continuare a fare parti dei vari movimenti, e dovrebbero contribuire al loro sviluppo.
    • La GISO Svizzera riconosce i vantaggi e gli svantaggi che comporta avere una struttura partitica. Ciò significa avere strutture organizzative chiare, finanziamenti trasparenti ecc., così come la possibilità di partecipare nei parlamenti. Soprattutto la trasparenza nei processi decisionali è un valore che riteniamo importante nell’educazione politica de* membr*. Tuttavia, le strutture di partito possono anche portare a una certa inerzia e sono potenzialmente meno dinamiche dei movimenti.
  • LA GISO Svizzera segue le attività e le dinamiche dei movimenti.
    • La GISO Svizzera effettua analisi interne con regolarità e osserva le attività dei movimenti esistenti.
    • La GISO Svizzera combatte l’indebolimento dei movimenti progressisti da parte del capitalismo e dei movimenti reazionari. Ciò include anche l'importante attività antifascista.
  • La GISO Svizzera punta a collegare i movimenti progressisti con il PS.
    • La GISO Svizzera porta le rivendicazioni dei movimenti progressisti all’interno delle strutture del PSS.
  • La GISO Svizzera riconosce l’indipendenza dei movimenti:
    • Grazie alle strutture dinamiche dei movimenti, essi risultano accessibili anche a persone non fortemente politicizzate. La GISO vuole preservare questa indipendenza.
    • Allo stesso tempo, la GISO è consapevole che i contenuti dei movimenti sono sempre plasmati da correnti interne e si considera una forza coerentemente socialista all'interno di queste strutture, portando i propri contenuti anticapitalisti nei movimenti tramite discussioni con attivist*, interventi nei plenum, ecc. In questo processo sono prese in considerazioni scissioni delle correnti di destra.
  • La GISO Svizzera si apre maggiormente nei confronti dei movimenti progressisti.
    • La GISO Svizzera può decidere di offrire aiuto ai movimenti tramite formazioni, infrastrutture o contatti.
    • La GISO Svizzera educa i/le* propr* membr* sui movimenti, le loro forme di organizzazioni e i loro contenuti.
    • La GISO Svizzera cerca attivamente lo scambio di informazioni con alcuni movimenti selezionati, senza limitarsi a promuovere l’entrata de* membr* GISO nei movimenti.
    • La GISO Svizzera conduce un’analisi continua rispetto ai movimenti, che comprenda la struttura, il grado di mobilitazione e le forme di azione di essi: è importante che anche la GISO impari dai movimenti.
    • La GISO Svizzera continuerà a condurre delle analisi sulla formazione de* propr* partecipanti e dei propri contenuti femministi, antirazzisti, antifascisti e anticapitalisti.

------------------------------

[1] DSS: https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/016479/2014-02-24/ (controllato il 29.09.2021).

[2] DSS: https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/016533/2012-08-09/ (controllato il 29.09.2021).

[3] DSS: https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/027157/2010-12-21/ (controllato il 29.09.2021).

[4] DSS: https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/016515/2012-03-27/ (controllato il 29.09.2021).

[5] DSS: https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/017413/2017-03-20/ (controllato il 29.09.2021).

[6] DSS: https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/017382/2020-01-06/ (controllato il 29.09.2021).

[7] Si tratta di una festa precedente all’attuale 8 marzo.

[8] DSS: https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/016497/2021-02-23/ (controllato il 29.09.2021).

[9] DSS: https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/058286/2019-06-12/ (controllato il 29.09.2021).